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La politica non è un gioco da ragazzi

da 5 Gen 2018Culture, Presente0 commenti

Siamo in campagna elettorale, per chi non se ne fosse accorto, ed è quindi tempo per i partiti di recuperare voti. Un’operazione che si sta rivelando difficile a causa della profonda polarizzazione dell’elettorato, soprattutto quello più adulto: gli indecisi sono pochi e chi ha già deciso chi votare non ha intenzione di cambiare opinione. Ma mentre si combatte la guerra dei sacchetti biodegradabili, la discussione politica si è rifocalizzata sull’unica parte dell’elettorato che potrebbe davvero fare la differenza: i giovani.

Ad accendere la discussione è stato il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Mattarella, che si è augurato un’ampia partecipazione al voto dei ragazzi, con un riferimento particolare a quelli nati nel ’99, che hanno appena ricevuto il diritto/dovere di votare.

Sull’onda provocata dalle dichiarazioni del Presidente, il 2 gennaio è uscita su La Stampa una ricerca dell’istituto EMG Acqua che, in vista delle elezioni del prossimo 4 marzo, racconta una realtà che molti hanno definito tragica. “Il 70% dei giovani – scrive Amedeo La Mattina – potrebbe non entrare in una cabina elettorale e infischiarsene di esprimere la propria scelta”. Un dato però molto diverso da quello di un’altra inchiesta di Elena Testi pubblicata su L’Espresso qualche settimana fa, che invece stima i non votanti fra i ragazzi “solo” al 40%.

Nonostante questo, subito dopo l’articolo uscito su La Stampa sono arrivate le reazioni indignate dell’opinione pubblica, soprattutto dei giornalisti. C’è chi punta il dito contro i partiti, che non riescono più ad attirare i ragazzi perché sono gestiti da vecchi che non sanno usare i nuovi mezzi di comunicazione, o chi lo punta verso i ragazzi stessi, colpevoli di essere disinteressati, di non avere voglia di cambiare le cose, di stare sempre attaccati al cellulare quando sarebbe meglio che alzassero lo sguardo per rendersi conto della realtà e tornare a lottare per la rivoluzione marxista/leninista/proletaria.

La risposta al perché il 70% di ragazzi fra i 18 e i 20 anni – ammesso che la percentuale sia esatta – non andrà a votare è ovviamente complessa. In primis bisogna tenere conto della crisi delle istituzioni, un fenomeno trasversale che ha portato all’astensionismo tutte le fasce d’età. Hanno poi contribuito gli effetti della recente crisi economica, che hanno colpito soprattutto i giovani, l’assenza di ricambio generazionale nel mondo del lavoro e il peso di un sistema previdenziale che paga ancora la cattiva gestione degli anni del boom economico. Senza contare l’impatto dei nuovi mezzi di comunicazione nel rapporto fra politica e cittadini.

Quindi quel divario generazionale tra adulti e ragazzi, una costante della storia sociale italiana, è diventato così grande da escludere sia lo scontro che il dialogo fra due mondi ormai lontanissimi. Quello dei “grandi” per sopravvivere cerca di lanciare corde troppo corte dall’altra parte del dirupo, dove i giovani, sempre più immersi in una rete di comunicazioni che sembra connettere i punti, ma che invece li isola all’interno di bolle personali, la corda non la vedono nemmeno. Anzi, non vedono proprio l’altra sponda.

Però cercano comunque di mandare dei segnali. E forse è arrivato il momento di tendere le orecchie e ascoltare le voci dei ragazzi, andare oltre le statistiche acchiappa click e le accuse reciproche, per cercare un dialogo alla pari. L’obiettivo deve essere quello di sfatare il mito dei giovani che non conoscono il mondo che li circonda, che non si fanno un’opinione e che quindi non riusciranno mai a scegliere chi potrà costruire per loro un futuro migliore.

Per questo, nei giorni che ci separano dalle elezioni del 4 marzo, qui su Ammazzacaffè cercheremo di raccontarvi le nostre idee con il nostro modo di comunicare e dal nostro punto d’osservazione sul mondo.

 

Alessandro Perrone

Alessandro Perrone

Alessandro è un ragazzo che vive e studia Lettere a Roma, che non si fa scrupolo a descrivesi in terza persona. Appassionato di musica in quasi tutte le sue forme, ma con una leggera predilezione per i freddi suoni dell'elettronica.

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