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L’omofobia, un’altra strage

da 24 Giu 2016Culture, Presente0 commenti

Se ne parla molto, ma ancora non se ne capiscono le motivazioni.
La strage di Orlando è avvenuta la notte tra l’11 e il 12 giugno,

si è verificata all’interno del night club “Pulse”; un uomo, Omar Mateen, ha sparato e sequestrato le persone presenti all’interno del locale.

La causa sembrerebbe l’omofobia, Mateen avrebbe visto due uomini baciarsi e ne sarebbe rimasto sconvolto. Molte sono le dichiarazioni che testimoniano che forse proprio il killer sarebbe gay. La ex moglie dichiara che il padre di Mateen lo chiamava gay di fronte a lei e alcune persone si ricordano di Mateen per averlo già visto nel locale e per averci chattato.

Mateen è nato in Florida, ma i genitori sono di origini afghane. Una causa successivamente analizzata ed esclusa dal padre del killer è quella del movente religiose.

Nelle ore successive alla strage è arrivata anche la rivendicazione da parte dell’ Isis, che riconosce il killer come un suo combattente.

 

Qualunque sia la causa che ha spinto il killer a entrare nel locale, uccidere 50 persone e ferirne altrettante, non vi è motivazione valida per giustificarlo.

La religione, qualunque sia quella in cui si crede, non sostiene l’odio, la vendetta o l’omicidio ma bensì il rispetto, l’amore, il perdono o la ricerca di se stessi. Tutti elementi che riguardano il modo in cui ci si comporta con gli altri.

 

Credo che l’omofobia, a volte, potrebbe nascondere un interesse nei confronti di una persona dello stesso sesso. Un’attrazione che non si vuole accettare per paura sia della società sia di ciò che comporterebbe rivelare l’orientamento sessuale alla propria famiglia.

 

Una parte della società non riconosce i gay come persone con pari diritti. Vengono derisi e discriminati. Molti arrivano al suicidio perché non sopportano le offese, i nomignoli e gli appellativi dispregiativi con cui vengono identificati. Negli ultimi anni, solo a Roma, ci sono stati tre casi di suicidio. Un ragazzo di 21 anni si è lanciato da un palazzo, uno studente quindicenne del liceo scientifico Cavour e un ragazzo di quattordici anni si è gettato dal terrazzo di casa.

Un altro tipo di violenza che subiscono i gay sono le aggressioni di massa in cui uno o più gay vengono minacciati e/o picchiati. In Italia, a Torino, quattro ragazzi sono stati picchiati con pugni, calci e cinghiate.

Le famiglie quando vengono a conoscenza dell’orientamento sessuale di un figlio gay, non accettandone l’omosessualità, lo cacciano di casa o assumono comportamenti che spingono il ragazzo o ragazza ad allontanarsi.

 

Malgrado la nostra società stia crescendo e mettendo in atto meccanismi di inclusione per tutti i tipi di diversità sia di sesso, orientamento sessuale o religione, siamo molto lontani da una società che includa e che dia pari opportunità a tutti; così come, ancora oggi, sono da scoprire le motivazioni che hanno spinto il killer di Orlando a un gesto così plateale ed esasperato.

Campanella Elisa

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