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Secondo piano – Addio uguaglianza su internet

da 24 Nov 2017Culture, Presente0 commenti

Quattro notizie che negli ultimi sette giorni sono passate in secondo piano (nonostante la loro importanza).

Net neutrality

Che lo scopo di Trump sia distruggere tutto ciò che Obama ha costruito in otto anni di faticoso governo non lo scopriamo ora. Ma stavolta rischia di combinarla grossa. Un provvedimento della FCC, la commissione statunitense che vigila sulle comunicazioni, prevede una riforma delle regole, varate da Obama, a cui devono sottostare gli IPS, i fornitori di accesso a internet (le versioni USA di Fastweb, Vodafone, Tim e compagnia).

Se il nuovo regolamento dovesse passare, i controlli diventeranno più blandi. Potenzialmente questo significa che un IPS potrà decidere di far pagare di più per connettersi ai servizi streaming (che consumano tanta banda), oppure, dietro pagamento delle aziende, di garantire una maggiore velocità di connessione su alcuni siti web. Risultato: se decidessi di creare un portale di notizie, il sito potrebbe caricarsi più lentamente di Repubblica.it. Oppure, se decidessi di vendere musica sul mio sito personale, un potenziale ascoltatore la scaricherebbe molto più lentamente rispetto ad iTunes.

Sono ipotesi esagerate, anche perché i fornitori d’accesso a internet vogliono che il consumatore sia soddisfatto, ma con Trump meglio essere prudenti. Per fortuna in Europa la net neutrality è ben protetta.

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Fake news

Sempre su Internet, in Italia (ma anche negli stessi Stati Uniti) abbiamo un problema con i siti e le pagine Facebook che pubblicano notizie false, con il solo obiettivo di attirare click e guadagnare bei soldini. Tutti lo sanno, ma per indagare c’è voluto BuzzFeed, un portale d’informazione americano. Nell’articolo firmato da Alberto Nardelli e Craig Silverman, viene ricostruita la rete di persone e giornalisti dietro alcuni noti siti web e relative pagine Facebook. I più grandi sono DirettaNews e iNews24. Entrambi sono gestiti dalla Web365, un’azienda di un certo Giancarlo Colono, che ha sede a Roma e controlla altri 175 domini, fra cui lalucedimaria.it (qui un articolo dove ci si chiede se Pokemon Go sia stato creato da Satana).

La pagina Facebook di DirettaNews (sospesa da martedì) negli ultimi 12 mesi ha prodotto 25 milioni di interazioni su Facebook (più o meno quanto il Corriere Della Sera). Il sito direttanews.com è inserito nella Black List di BUTAC fra i siti di pseudo giornalismo/politica.

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Legge sul whistleblowing

Il 15 novembre la Camera ha approvato in via definitiva la legge per la tutela degli autori di segnalazioni di reati nell’ambito lavorativo. In pratica, chi decide di denunciare abusi o illeciti sul posto di lavoro, in ambito pubblico, è più protetto (sono introdotte prime garanzie anche per le aziende private). La legge protegge anche da eventuali ritorsioni: se il whistleblower viene licenziato, il datore di lavoro deve dimostrare che alla base della decisione ci sono motivi diversi, altrimenti dovrà pagare un indennizzo.

La prima firmataria della legge è la deputata del Movimento 5 Stelle Francesca Businarolo. Dal Movimento esultano, giustamente, ma come al solito esagerano. Un post pubblicato ieri sul blog di Beppe Grillo rivendica l’applicazione della norma per un dipendente del Comune di Roma, che ha segnalato attività illecite di un altro dipendente, per cui è stata già avviata la procedura di licenziamento. Peccato non sia possibile, perché la norma non è attiva, dato che deve ancora essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Nel caso citato dai cinque stelle è stata applicata una norma già esistente della legge Severino del 2012.

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Zimbabwe (seconda parte)

Ci eravamo lasciati la scorsa settimana con il paese tenuto in bilico da Robert Mugabe, il dittatore che governava lo Zimbabwe da 40 anni. Dopo l’occupazione della capitale del paese da parte dell’esercito e le pressioni del popolo e dell’opinione pubblica internazionale, Mugabe si è dimesso lasciando il potere al vice presidente che aveva licenziato pochi mesi fa, Emmerson Mnangagwa. Il popolo esulta, le elezioni dovrebbero svolgersi nel 2018, ma meglio stare attenti, la Primavera Araba ci ha insegnato che dopo la caduta di un dittatore non sempre le condizioni migliorano.

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Alessandro Perrone

Alessandro Perrone

Alessandro è un ragazzo che vive e studia Lettere a Roma, che non si fa scrupolo a descrivesi in terza persona. Appassionato di musica in quasi tutte le sue forme, ma con una leggera predilezione per i freddi suoni dell'elettronica.

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