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Serie tv: il cinema si fa in piccolo

da 6 Feb 2015Culture, Presente0 commenti

X11eMNxSei minuti, sei lunghissimi minuti.
L`azione è frenetica. Nessun montaggio interno: niente tagli, né controcampi, niente cambi di inquadratura.
Un’unica camera, una sola lunga sequenza di immagini e movimenti coordinati al centimetro, da manuale di cinematografia.
Eppure non siamo davanti a uno schermo gigante: le immagini non provengono da un proiettore.
Tutto è molto più piccolo; tutto è compresso.
Questo non è cinema, è televisione…

 

Ogni tanto mi ritrovo a pensare a cosa ci ricorderemo di questi primi anni 2000. Per la musica non è stato un gran periodo, né tantomeno per il cinema, con le sue ovvie eccezioni.

Forse la risposta si può trovare in quei sei minuti, che vengono da “True Detective”, una delle serie tv rivelazione dello scorso anno, accolta trionfalmente da pubblico e critica.

Ehi, avete capito bene, ho detto proprio televisione!

Spiegare cos`è un piano sequenza è semplice: un`intera scena ripresa con una sola inquadratura che non viene alterata in sala di montaggio da tagli o modifiche.
Più facile a dirsi che a farsi.
Il risultato lascia senza fiato, ma servono giorni di preparazione, una precisione incredibile e un’enorme pazienza.
In tv, invece, i tempi sono stretti e ci sono un sacco di ore da girare: non si può averne troppa,
i margini di manovra sono pochi e il risultato finale ne risente.

Le serie tv in passato sono state quasi sempre considerate prodotti minori; una serie B di un ipotetico campionato da sempre dominato da Hollywood: quello dell`intrattenimento. Ovviamente non dimentichiamo “Doctor Who”, “Star Trek” o “Twin Peaks”, ma l`idea di serie tv come la intendiamo oggi è probabilmente nata in un momento preciso.
Nel 1996 debutta la rete via cavo HBO che rivoluziona il modo di fare televisione, concedendosi libertà che nessun network aveva mai sognato di prendersi. Si comincia a intravedere qualcosa di più vicino al cinema: regia meno banale, profondità della storia, caratterizzazione dei personaggi e grandi attori a interpretarli.
La rete continua per tutti i primi anni 2000 a sfornare serie di grande qualità: “Six Feet Under”,” The Wire”, senza dimenticare “Band of Brothers” prodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks con un badget stratosferico anche per l`industria cinematografica: 120 milioni di dollari.
I giochi stanno cambiando, il modo di fare televisione sta cambiando.
Ma è solo l`inizio.
Oltre ai capolavori della HBO, ci sono altre due serie che hanno cambiato le sorti della tv fino a portarla nella sua attuale “Golden Age”.
Nel 2004 esordisce “Lost”, creata da J.J. Ambrams e nel 2007 “Breaking Bad”, due tra i migliori prodotti televisivi mai realizzati. Sbilanciarsi in un’affermazione del genere di solito è rischioso. Non in questo caso però. Come mai in passato la caratterizzazione dei personaggi occupa un posto di primo piano. Nel caso di “Lost” la storia diventa complessa come non mai e Walter White, protagonista di “Breaking Bad” rimarrà tra i migliori antieroi mai creati per il piccolo schermo. La sua trasformazione da ingenuo professore di chimica a crudele criminale produttore di metanfetamina viene raccontata in modo egregio nell`arco delle 5 stagioni. Né troppe né troppe poche.
Grazie a questi due capolavori le grandi major statunitensi della televisione hanno capito che il futuro sarebbe stato in piccolo; per vedere un prodotto di qualità cinematografica sarebbe bastato un televisore e magari una connessione via cavo.

Negli ultimi anni i prodotti televisivi, soprattutto quelli con un`impronta drammatica, non possono più considerarsi delle semplici serie tv. La loro qualità ha raggiunto un livello tale che potrebbero essere considerati dei film lunghi decine di ore.
Lo trama è più complessa: le storie si intrecciano e i personaggi si evolvono, in modo lento e costante, con una sapiente abilità di accelerazione alla fine di ogni episodio o ancora di più alla fine di ogni stagione. Ci si ritrova immersi nell’atmosfera che le immagini e la sceneggiatura vogliono trasmetterci, avvolti nelle conseguenze di tutto ciò che accade ai protagonisti e alle loro trasformazioni. Improvvisamente si viene catturati e diventa impossibile smettere di seguire quest’evoluzione continua, che può durare anche anni.

Non per tutto, però, vale la pena perdere così tanto tempo.
E’ ovvio che quando un mercato è in crescita e garantisce enormi guadagni sono in molti a tentare di sfondare, con risultati a volte scadenti. Ma le persone col tempo dimenticano le cose scadenti; rimarranno solo i capolavori. “Games of Thrones”, la recentissima “Fargo”, “House Of Cards” o la nostra amatissima “True Detective” e i suoi spettacolari sei minuti.
Tutte queste grandi serie interpretate da attori da oscar come Kevin Spacey o Matthew McConaughey, sono la prova che siamo nel periodo d`oro della televisione. D’altronde se uno come Woody Allen rinuncia dopo trenta anni al suo consueto film annuale per dedicarsi a una serie tv prodotta da Amazon (si, esatto, quello dei pacchi), un motivo ci sarà.

Ora magari non ce ne rendiamo conto, ma credo che tra qualche anno guarderemo a questo decennio televisivo come guardiamo agli anni ‘60 e ‘70 per la musica o agli anni ‘30 e ‘40 per il cinema. Spero solo di non essere smentito.
Non ci resta che aspettare, il tempo darà le sue risposte.

A proposito di tempo.
Avete pensato come passare i prossimi sei minuti? Se la risposta è negativa, ora sapete cosa potete fare.

http://vimeo.com/91309995

Alessandro Perrone

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