Ammazzacaffè
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Capitolo 1: SOFFOCAMENTO.

L’estate romana può essere letale, assassina o, se siete fortunati, semplicemente molto noiosa. Il giorno dura un’eternità, il sole e il caldo afoso ne intensificano la durata facendo sembrare il tempo una clessidra di sabbia bianca che, granello per granello, ti soffoca sempre di più e sempre più lentamente. Se abitate in un appartamento polveroso del settimo piano di un quartiere di Roma Sud, beh… scappate, prima della vostra morte. La città, per voi che la abitate tutto l’anno e non siete turisti, durante la stagione estiva si spegne completamente; i cinema chiudono, le mostre diventano dei contenitori di carne sudata e affannante. Rimane solo da sdraiarsi sul letto vestiti il più leggero possibile sentendo della bella musica deprimente.

Inizia proprio da qui la nostra storia, se tale si può definire; nemmeno io so cosa sia: se una storia, un sentimento, una fantasia o semplicemente perdita della realtà. Su di un letto, in un polveroso appartamento del settimo piano di una palazzina della Garbatella, con occhi sbarrati al soffitto, Strambo (è così che chiameremo il nostro protagonista), vestito di una semplice camicetta in stile barocco piena di sfarzosi ghirigori argentei e dorati, semi chiusa, con un respiro lento e profondo, ascoltava della musica deprimente come lui, come la situazione che lo circondava.

La mansarda  era piena di una luce zenitale che entrava dal lucernario e riempiva la stanza appiccicandosi alle pareti, ai mobili, alle finestre e al corpo di Strambo che, respiro dopo respiro, sentiva che qualcosa non andava; il suo petto era pesante, forse oppresso dalla luce? Forse oppresso dalla musica? La polvere si muoveva per tutta la stanza, mossa dal flebile respiro di Strambo, il quale non faceva nulla se non stare su quel letto così morbido e così bagnato di sudore.

La sua playlist andava avanti senza indugiare, canzone dopo canzone; e forse per la musica o forse per il caldo, nella testa di Strambo stava nascendo una paura. Che cosa lo stava soffocando? Ma soprattutto, perché? Respirare diventava sempre più faticoso, far passare ogni secondo sempre più difficile… strano! Come un fiore, un pensiero cresce, sboccia e muore: e se quel suo non respirare fosse solo l’avvicinarsi di una lenta e svogliata morte, che non ha voglia neanche di applicarsi nel farlo morire con qualcosa di più eccitante, come l’esplosione di un palazzo, un incendio, un aereo che si schianta sulla sua piccola stanza? ”Beh, al diavolo!” – pensò Strambo, sempre immobile e impassibile sul suo letto. – ”Se la morte mi vuole, deve impegnarsi. Non mi farò certo uccidere da un monotono soffocamento”.

Ilir D. Barroi

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2 Commenti

  1. Orietta Gargano

    Bello. Immagini originali di situazioni che si riescono quasi a visualizzare grazie alle dettagliate desrizioni. Adesso aspettiamo il seguito! Hai saputo creare una giusta suspance.

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  2. Orietta Gargano

    Bello. Immagini originali di situazioni che si riescono quasi a visualizzare grazie alle dettagliate descrizioni. Adesso aspettiamo il seguito! Hai saputo creare una giusta suspance.

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