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Intervista a Libertini

da 6 Giu 2020Presente0 commenti

Per chi già lo conosce o per chi ancora non lo conoscesse, ecco l’intervista a Libertini, in occasione del suo nuovo singolo “Come quando esce il sole”.

Com’è nata la tua passione per la musica?

Diciamo che è vecchiotta. Ho iniziato ad ascoltare musica da quando stavo alle medie. Ascoltavo soprattutto punk rock, perchè era quello che girava di più in quel periodo, era quello che mi interessava e prendeva di più. Il primo album con cui sono andato in fissa era “Bullet in a Bible” che è un live dei Green Day. E poi da lì si è collegato tutto quanto, ho iniziato ad ascoltare tutti gruppi punk-rock e anche un po di pop in quel periodo là, però di base era punk rock. Quindi è stato immediato il passo fra ascoltare musica e iniziare a suonare. Avevo 12/13 anni e già prendevo lezioni di chitarra, ho formato una band dove cantavo e ovviamente era tutto super amatoriale. Poi verso i 14/15 anni ho iniziato a prendere lezioni di canto e ho continuato a suonare e a scrivere.

Per tutto il liceo ho avuto una band un po più seria, suonavamo in giro… Mi sono preso una pausetta giusto per laurearmi e sono ripartito poi nel 2018 con questo progetto qua.

Dato che è uscito da poco il tuo nuovo singolo “Come quando esce il sole”, volevamo sapere com’è nato?

“Come quando esce il sole” l’ho scritto a gennaio del 2020 nell’ambito della mia collaborazione con Gabriele Fossataro e Paolo Mari, in arte Niagara e Polare, che sono produttori con i quali lavoro da settembre 2019. E’ un pezzo che io ho scritto in un pomeriggio, una scrittura di getto, che ho portata in studio dove abbiamo fatto la produzione da metà gennaio fino a tutto febbraio. Poi ovviamente lo studio ha chiuso perché c’è stato il lockdown, ma ci siamo ritrovati fortunatamente con almeno il mix in mano. In quarantena ho potuto seguire benissimo questa cosa qua perché avevo tutto il tempo a disposizione. Abbiamo fatto fare il master a Giovanni Versari, un tecnico molto quotato, che ha fatto anche un master per i Muse. Quindi il pezzo lo abbiamo prodotto, registrato e mixato noi e il master è stato fatto da Giovanni Versari.

Quali sono gli artisti che ispirano la tua musica?

Sono tantissimi, ascolto di tutto. Vengo da generi molto diversi rispetto a quello che sto facendo adesso. Ho fatto moltissimo punk rock. Ho fatto anche moltissimo metal quindi ho influenze che provengono da tutte le parti. Per quanto riguarda adesso, le influenze più grosse italiane sono sicuramente Coez, gli Ex-Otago, Thegiornalisti, Calcutta, Gazzelle e gli artisti di questo panorama qua. Anche Willie Peyote, che comunque fa indie-rap, è tra le mie influenze. Brunori Sas mi piace tantissimo. Di internazionali un’artista che mi sta piacendo particolarmente adesso è The Weekend, ci sto davvero in fissa, lo ascolto tantissimo.

Dal tuo primo EP, che uscirà a breve, cosa ci possiamo aspettare?

Allora da una parte ho un’idea di quello che vi potete aspettare e da un’altra non lo so nemmeno io. Fondamentalmente noi abbiamo la metà o perlomeno quasi la metà dei pezzi praticamente già scritti, ma non prodotti, quindi ancora non sappiamo come si evolveranno. Posso dirti che a livello di sound abbiamo fatto un lavoro molto minuzioso perché abbiamo iniziato a settembre 2019 e il primo pezzo è uscito a maggio 2020 quindi ci siamo messi molto a ragionare sul sound. In generale abbiamo un tipo di approccio molto ragionato: non è che la prima idea che esce fuori poi diventa quella ufficiale, ci pensiamo molto. Non escludo che ci sarà comunque un’evoluzione ulteriore rispetto al sound di “Come quando esce il sole”. Anche a livello di tematiche, non so ancora a 360° di cosa parlerò, soprattutto perché alcuni dei pezzi non sono stati ancora scritti. Ovviamente “Come quando esce il sole” sarà un modello perché è il sound che ci ha convinto. E’ una canzone che a noi piace tantissimo, stiamo ricevendo tantissimi feedback positivi. Soprattutto confermo che c’è stata un’evoluzione di sound rispetto al primissimo pezzo che ho pubblicato, “LA”. Quindi non ti so dire, come punto di riferimento ci saranno sicuramente delle sonorità simili a “Come quando esce il sole”, ma ci piace comunque molto variare, ricercare molto nuove cose nella musica e quindi non ti potrei dare ora come ora una risposta precisa. Per esempio, per un pezzo che abbiamo fatto e che abbiamo iniziato a lavorarci a ottobre, a dicembre avevamo tre versioni di produzione diverse, per farti capire come abbiamo approcciato alla tematica sound. Semplicemente ci teniamo, poi alla fine il sound è uno degli aspetti più riconoscibili di un artista e di un progetto musicale quindi ci abbiamo speso tantissimo tempo. Abbiamo detto “ok prendiamoci tutto questo tempo così poi abbiamo la strada spianata da questo punto di vista” perché abbiamo un’idea un po’ più chiara del sound che dev’essere un sound tutto quanto nostro. Anche perché comunque io, Paolo e Gabriele abbiamo tutti delle influenze musicali, veniamo tutti background musicali molto diversi. Paolo viene molto dal pop-punk, dall’hardcore. Gabriele è molto dalla dance, dall’house e poi ci sono io con le mie influenze musicali.

Parlando di sound, come hai detto tu anche tra “LA” e “Come quando esce il sole” c’è un cambiamento di stile e di suono, a cosa è dovuto questo cambiamento?

Allora, è dovuto al modus operandi diverso, perché fondamentalmente “LA” non è stata prodotta da Paolo e Gabriele, è stata prodotta da un altro studio dove c’era l’approccio classico “vengo, tu sei il produttore, ti pago la produzione e poi chi si è visto, si è visto”. C’ero io con delle idee, c’era il produttore con delle idee, abbiamo buttato giù quello che è uscito fuori e in un mese l’abbiamo prodotta. Non c’è stata una ricerca che è durata da settembre fino a febbraio sul sound e probabilmente è questo il discorso. E’ stato un pezzo, come dire, “cotto e mangiato”, se mi passi il termine. Mentre invece qua è un discorso completamente diverso, in ballo c’è una collaborazione e c’è un tipo di interesse diverso da parte di tutti e tre, c’è un tipo di incontro artistico diverso e “Come quando esce il sole” è il risultato di tutto questo.

Sappiamo che hai vissuto per un periodo in Portogallo, come ha influenzato la tua musica?

Posso dire che la mia musica non è stata tanto influenzata dal Portogallo però il Portogallo ha giocato un ruolo fondamentale nel mio ritorno alla musica.

Ti spiego perchè. Ci ho vissuto poco più di un anno, era un periodo in cui ho vissuto molto all’estero, ho vissuto a Barcellona, Copenaghen, Los Angeles e il Portogallo è il posto in cui sono stato di più. Cinque mesi per l’erasmus dopodichè sono tornato a Roma mi sono laureato e sono andato a vivere in California e al ritorno dalla California mi hanno fatto un’offerta di lavoro molto buona a Lisbona e quindi ci sono tornato senza pensarci due volte.

Andava tutto bene tranne il lavoro, nonostante fosse un bel lavoro non era quello che interessava a me e sono stato semplicemente onesto con me stesso, ho detto “ok questa non è la mia strada, a me quello che piace fare è musica, l’ho sempre fatto, lo faccio da quando sto alle medie adesso ci ritorno”. A Lisbona avevo un amico che suonava la chitarra e ci siamo messi a fare musica insieme.

Stavamo tutto il giorno a provare perchè avevamo gli spettacoli la sera a Bairro Alto. Ci esibivamo tra le tre e le quattro volte a settimana, facevamo spettacoli puramente di cover e dopo le prime due settimane ho iniziato a scrivere i miei pezzi. Siamo stati aprile, maggio e giugno a fare spettacoli e nel frattempo ho anche scritto. In quel momento ho scritto “LA” e poi sono tornato in Italia.

Non c’è stata un’influenza musicale, non sono influenzato dalla musica portoghese anche se la conosco. E’ un discorso concettuale, in Portogallo ho iniziato il mio progetto.

Infine, cosa consiglieresti ad un giovane artista che vorrebbe intraprendere una carriera da musicista?

Diciamo che non mi metto mai nella posizione di dare consigli perchè mi reputo una persona molto umile, però sicuramente direi di parlare di sè. La musica si fa in tanti modi, uno è quello di seguire la wave, adattarsi a quello che si ascolta di più e secondo me non è un modo vincente. La wave andrebbe creata nel proprio piccolo, ognuno deve essere la sua wave per arrivare meglio alle persone, se sei sincero, parli di cose che ti emozionano, che hai vissuto e che ti rappresentano. Il modo in cui arrivi alle persone è più autentico, più sincero e più originale, trovi anche una tua personalità. L’unico consiglio, quindi, che mi sento di dare e che io seguo religiosamente è parla di te senza filtri e segui te stesso, segui la tua vibrazione piuttosto che seguire delle mode anche perchè le mode ci sono per un tot. di tempo, la tua personalità invece c’è sempre quindi è un punto di forza molto più vincente.

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