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La promessa di Sandy Hook: “se succede qualcosa, vi voglio bene”

da 27 Mag 2021In primo piano, Presente0 commenti

Non è il 14 dicembre, no: è un giorno come tanti altri. È un giorno di scuola, di vita quotidiana, di giochi. È un giorno normale, forse un po’ di nuvole, un raggio di sole qua e là; magari prendiamo un gelato, che ne dici? Prendiamo un gelato e parliamo. Parliamo, perché spesso l’uomo dimentica alcuni avvenimenti e se ne ricorda solo quando cade la ricorrenza. Ecco perché oggi non è il 14 dicembre.

Sai già di cosa parlerò, l’hai letto dal titolo. Hai visto che è in categoria “Visioni”, dici? Proprio così. Direi che è una lettera a chi verrà dopo. Più che una lettera, è una promessa che vorrei che mantenessero. Sai, quel giorno sono morti tanti bambini. Bambini. Te ne rendi conto? Avevano tra i cinque e i dieci anni. Infanti. Piccoli cuccioli di uomo curiosi di conoscere il mondo. Non ti viene da piangere? No? Ti dispiace se lo faccio io? No? Ti ringrazio.

Non ho vissuto la perdita in prima persona. Sono stata fortunata, avevo otto anni. Avevo otto anni, eppure mi ricordo i telegiornali in polacco. Avevo la loro età. Vuoi sapere una cosa buffa? Per un po’ di anni temevo succedesse pure nella mia scuola. Poi mia madre mi spiegò che sarebbe stato davvero improbabile che in Italia avvenisse un evento del genere.

Ma non ho voglia di parlare di me, non è questo il punto. A che gusto lo vuoi il gelato? Fragola? Io prendo limone, grazie. No, metti via. Offro io. Sai, quando qualche mese fa ho visto alcuni cortometraggi su Netflix, credo di aver pianto come se fossi stata io stessa a perdere quel bambino. Come se fossero stati tutti miei fratelli minori che mi sono stati strappati con violenza, senza alcun segno di umanità.

Ti ricordi del discorso di Barack Obama? Diceva “avevano una vita davanti a sé” e l’abbiamo fatto tutti. Nella nostra mente, nei nostri pensieri e tra i nostri discorsi era nata questa piccola sequenza di parole. La vita è ingiusta, diciamo. Non è vero. Non è la vita a esserlo. Sono gli uomini che la rendono ingiusta. Smettiamo di scaricare continuamente la colpa sugli altri. Cosa? Tu lo fai spesso? Perché? No, scusa, era una domanda stupida.

Attento, ti cola il gelato! Scarichi la colpa su di chi? Sul destino? Che cosa stupida… Non è colpa del destino se le persone scelgono di fare del male. Non è colpa del destino se la ragazza che ti piace non è interessata a te. No, non è colpa del destino. Il karma, dici? Può essere. Il karma non è altro che la conseguenza di un’azione compiuta. Hai presente l’effetto farfalla? La teoria del caos, sì. 

Perché ridi? No, non sono pazza. Non sviare il discorso! Stavamo parlando dell’essere umano e della sua cattiveria. Sì, gli umani sono cattivi, amano la violenza. Gli umani sono esseri sporchi, impuri, ingannati da quella meretrice che è l’invidia. Hai colto la citazione? Sì, la “Commedia”. In che cerchio sarà finito? Quel ragazzo che ha sparato a quei bambini, intendo. Quello degli omicidi? Forse. 

Hai un fazzoletto. Piango ancora. Scusami, sono ipersensibile. Quando ripenso a quei bambini, provo a immaginare se fossi stata io al loro posto… So quanto è brutto perdere un amico, ma immagina che ti succeda a sei anni. Cosa diranno i tuoi genitori? “Ora è in cielo con gli angeli”? Ma tu potrai benissimo dire: “Io l’ho visto in una pozzanghera rossa, come fa a essere in cielo?”. Ora alcuni di loro avranno la nostra età. Gli dei soltanto sanno quanto questo evento li ha segnati. Immagina vivere con la consapevolezza di non essere riuscito a salvare qualcuno a cui volevi tanto bene. Io? Io ho perso un’amica, sì. Non ne voglio parlare, scusa. 

Un paio di settimane fa, ciò che nel 2012 è accaduto alla Sandy Hook Elementary School si è ripetuto in a Kazan, in Russia. Un ragazzo è entrato in una scuola e ha ucciso nove bambini e due adulti. Siamo nel 2021, vorrei ricordarlo. Questa cosa mi fa male. Ancora una volta i bambini sono stati messi di mezzo. Cosa c’entrano questi piccoli cuccioli di uomo? Trentaquattro feriti. Non sono pochi, hai ragione. Per noi, forse, sono solo numeri. Per le loro famiglie erano molto di più. Lo so io. Lo sai tu. Lo sanno tutti. Lo sanno tutti che non erano solo dei numeri, erano umani. 

Ma cosa spinge questi mostri a uccidere infanti? Rabbia, dici? Potrebbe essere… I bambini sono troppo innocenti per essere massacrati in questo modo. Come a Hiroshima e Nagasaki, non c’era alcun bisogno di chiamarle “colombe della pace” quelle stramaledette bombe. Ti sembra una colomba della pace qualcosa che rade al suolo una città abitata da civili, che non hanno fatto nulla di male? Per l’uomo, chi non la pensa come lui, sono tutti nemici. Non importa il colore della pelle, la religione, l’orientamento sessuale. Non importa chi sei, come ti vesti, cosa fai. Andrai di mezzo, solo perché sei il nemico. 

Hai ragione, abbiamo tutti paura degli altri. Basta un minimo sospetto e si chiama la polizia o si agisce con violenza. Abbiamo paura perché siamo animali. L’animale, quando ha paura, attacca. Secondo me, tutti quegli animali, che sono entrati armati nelle scuole elementari, erano solo stati messi all’angolo da altri. Repressi nella loro esistenza. Tutto ha delle conseguenze, anche un bacio dato a un ragazzo, piuttosto che a un altro. Le parole hanno conseguenze. Chi lo sa se a causare quelle stragi non fossero state ragioni esterne? Esattamente, feriti da altri. Soffocati da una marea di offese o provocazioni. 

Sarebbe un modo per spiegarsi come mai succedono queste cose e da dove nascono. Da dove deriva questo desiderio macabro di uccidere il prossimo. Per quale motivo esiste una ragione per stroncare vite innocenti. Sapendo questo, forse avremo un modo per chiudere per sempre questo capitolo sanguinante. Un capitolo di storia che ha portato solo sofferenza al mondo, ma in particolare ai genitori delle vittime.

Quel cortometraggio animato, pubblicato sulla piattaforma Netflix il 20 novembre 2020, prodotto dai registi Will McCormack e Michael Govier, “Se succede qualcosa, vi voglio bene” (“If anything happens I love you”), racconta di due genitori che faticano ad accettare la perdita della figlia di soli dieci anni, morta in una sparatoria capitata nella sua scuola. Vediamo episodi della sua vita, le partite di calcio con suo padre, i momenti felici. Vediamo due genitori distrutti, che non si capacitano a trovare nuovamente un equilibrio. Vediamo le loro anime cercare disperatamente di riunirsi, mentre stringono quella della figlia, e il gatto che li vede e vuole giocare. 

L’hai sentito? Il dolore, tu, l’hai percepito? Ha fatto tremare le tue ossa? Ti ha fatto piangere? A volte torno a guardarlo per masochismo, credo. Poi c’è un filmato, che vorrei vedessi. Dura un minuto. Ti lascio un attimo di tempo e poi ne parliamo.

Ehi, mi dai un altro fazzoletto. So di non piangere, è per te. Mi dispiace, ho giocato sleale. Tosto, vero? Sembra un’innocente pubblicità per il materiale scolastico, invece parla di come gli oggetti di scuola come forbici, matite, skateboard e calzini possono essere usati per salvarsi la vita. Ci mostra come un telefono sia l’unico modo per rimanere in contatto con la mamma.

Io spero che in futuro le persone arrivino a capire che tutto questo può essere fermato. I segnali esistono, così come si possono vedere in questo filmato, dove vengono enfatizzati. Basterebbe un po’ più di sicurezza nelle scuole elementari, ma anche in quelle superiori e nelle università. L’uomo può fare qualcosa, qualcosa di piccolo nel suo, ma enorme se fatto da tutti. Possiamo denunciare i primi segnali, usiamo tutti i social network, abbiamo tutti degli occhi. Se questi morti sono state inutili, a cosa è servita la promessa? Tu lo sai? No?

Te lo dirò io. Al mondo muoiono centinaia, forse migliaia, di persone al mondo, ma spesso muoiono per cause naturale, poi ci sono coloro che vengono ammazzati sigolarmente e chi non riesce più a reggere il peso della vita. Ma quello di Sandy Hook è un massacro. Un massacro come quelli avvenuti nella storia, che non ho citato, ma è giusto che tu sappia che siano successi. Farò un elenco, così non te li perdi.

1927 – Stati Uniti, Massacro della Bath School (45 morti e 58 feriti)

1996 – Regno Unito, Massacro della scuola di Dunblane (18 morti e 10-12 feriti)

1999 – Stati Uniti, Massacro della Columbine High School (15 morti e 24 feriti)

2001 – Giappone, Strage di Osaka (8 morti e 15 feriti)

2002 – Germania, Massacro di Erfurt (17 morti e 1 ferito)

2004 – Russia – Cecenia, Strage di Beslan (334 morti di cui 186 minorenni e 727 feriti)

2007 – Stati Uniti, Massacro al Virginia Polytechnic Institute (33 morti e 23 feriti)

2007 – Finlandia, Massacro della scuola di Jokela (9 morti e 12 vittime)

2008 – Finlandia, Massacro della scuola di Kauhajoki (11 morti e 3 feriti)

2009 – Germania, Massacro di Winnenden (16 morti e 9 feriti)

2012 – Italia, Attentato alla scuola di Brindisi (1 morto e 10 feriti)

2012 – Stati Uniti, Massacro alla Sandy Hook Elementary School (28 morti e 2 feriti)

2018 – Stati Uniti, Massacro alla Marjory Stoneman Douglas High School (17 morti e 17 feriti)

2021 – Russia – Tartastan, Massacro di Kazan (11 morti e 34 feriti)

Quindi è questo che vogliamo lasciare a chi verrà dopo? Vogliamo lasciare che questi bambini e ragazzi siano stati uccisi senza che l’uomo cambiasse? È davvero necessario lasciare le armi alla portata di tutti? Proviamo a riflettere sul futuro dei nostri bambini, che con la loro innocenza sorridono a tutti e credono a tutto quello che sentono. Proviamo a smuovere questo mondo ancora fermo, nonostante le battaglie sociali. Proviamo a mantenere la promessa di Sandy Hook, perché nessun bambino venga più ucciso. Mi prometti che cercherai, nel tuo piccolo, di proteggere quei bambini?

Aleksandra Babis

Aleksandra Babis

«Volai nel cielo senza mai cadere», scriveva il libro, mentre la ventenne lo chiudeva, sorridendo al cielo.  Aleksandra, nata in Polonia, è una studentessa di Lettere moderne presso l'Università statale di Pisa, che tende ad avere dei picchi di cinismo e follia, quando poggia la penna sulla carta. Lasciate ogne speranza o voi ch'intrate.

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