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Quando il gruppo di studenti arrivò alla tappa finale della gita, Victor tirò un sospiro di sollievo. Aveva passato la giornata con il terrore che Lorenzo si ricordasse della sua esistenza e che sarebbe stato tormentato, come era successo durante tutto il resto della sua vita scolastica. Camminava a testa bassa, con il passo svelto per non rimanere indietro e i crampi allo stomaco per l’ansia che si era annidata nel profondo del suo cuore e con cui conviveva da quando Lorenzo e la sua banda di bulletti lo avevano preso di mira due anni prima.

Tutto questo rendeva la visita guidata a Roma una vera e propria lotta per la sopravvivenza, che Victor avrebbe fatto volentieri a meno di combattere. Eppure eccolo lì, a Piazza Vittorio Emanuele, che avanzava come un’anima in pena cercando di non incontrare gli sguardi dei suoi compagni.

D’un tratto un brivido percorse la sua schiena storta, quasi gobba, e gli arrivò dritto dietro la nuca. Venne rapito da un’emozione agghiacciante, ancor più spaventosa della paura dei bulli, era qualcosa di oscuro e malvagio che impregnava l’aria e lo soffocava. In cerca di quell’assurda sensazione, alzò il capo e il suo sguardo vagò per un po’, non notando nulla di particolare tranne una strana struttura che sporgeva da un vecchio muro.

Assomigliava a un’antica porta murata, contornata da una cornice di marmo bianco su cui erano incise strane iscrizioni che non aveva mai visto. Sopra alla porta si ergeva un cerchio che conteneva un simbolo sconosciuto, ma bastò un breve esame per riconoscerlo come fonte certa dell’orrore che si era impadronito di lui un attimo prima e che solo ora era riuscito a domare. Anzi, a guardare meglio quella strana architettura aveva qualcosa di magnetico, un’attrazione proibita e irresistibile. Si interessò di colpo alla voce della guida, che spiegava la stravagante storia della Porta Alchemica.

La leggenda, a quanto pareva, narrava che le sue peculiari incisioni nascondessero i segreti della pietra filosofale, una pietra capace di stravolgere in un battito di ciglia il destino di un uomo, trasformando qualsiasi cosa in oro.

E mentre ascoltava distrattamente la voce ormai diventata un’eco nella sua testa, camminava come ipnotizzato verso la porta.
Un passo, un altro, un ultimo ancora, fino a urtare qualcosa. Non qualcosa, qualcuno.
Finalmente tornato alla realtà, si voltò verso l’energumeno contro cui era andato a sbattere e nel momento in cui si accorse che era Lorenzo, capì che la sua vita era finita.

Gli misero una mano sulla bocca per non far sentire le sue urla. Lo tenevano fermo contra la roccia. Era in trappola, si sentiva come una gazzella dopo aver ricevuto il primo morso da un leone. Lorenzo lo osservava silenziosamente, con espressione fiera. I suoi due sottoposti non vedevano l’ora di massacrarlo.

La porta alchemica di colpo iniziò a emanare uno strano bagliore di un colore dorato, splendente come un raggio di luce. Il bagliore cessò dopo pochi istanti. Lorenzo e i suoi rimasero scioccati dall’accaduto e, come se non bastasse, Victor aveva perso i sensi. Un sottoposto pensava fosse morto.

Poi Victor spalancò gli occhi, invasi da quel misterioso bagliore. I tre ragazzi tremavano dalla paura. Improvvisamente, uno dei sottoposti sembrò fermarsi, immobile come un blocco di pietra. Quella stessa strana luce, ora calda e insopportabile come il sole in una torpida giornata estiva, esplose tutto intorno al ragazzo. L’accecante bagliore si affievolì e comparve una statua gigante d’oro puro e scintillante. Aveva le sembianze del ragazzo. Il fascino dell’oro luccicante era rovinato solo da una cosa: l’espressione terrorizzata della statua, la stessa che aveva avuto un attimo prima Victor sul volto.

Questo racconto è stato ispirato da una leggenda già esistente, quella della Porta Alchemica. Conosciuta da molti anche come Porta Magica, il monumento è l’unico resto dell’antica Villa Palombara e viene considerato come la più alta testimonianza della tradizione alchemica europea. Il suo mistero non si ferma però alla leggenda brevemente narrata nel brano.

Ci sono molti personaggi stravaganti che sono stati coinvolti nelle storie della Porta Alchemica: si passa dallo stesso proprietario originario della villa, il marchese Massimiliano Palombara (1614-1680), appassionato di esoterismo e alchimia, a Cristina di Svezia, regina al centro di molteplici scandali del suo tempo.

Il personaggio che ci ha ispirato è stato però un semplice pellegrino. Parte del mistero della Porta sta nelle sue iscrizioni, che sembrano proprio essere state ispirate dal pellegrino, trovato nel giardino della villa in cerca di una pianta capace di produrre oro. Fu così che le sue doti alchemiche furono notate dal marchese, che lo invitò nel suo laboratorio. Il giorno dopo di lui  non si trovarono più tracce. Furono rinvenuti solo dell’oro puro e alcuni appunti contenenti gli stessi simboli incisi sulla Porta.

Riccardo Mariani
Chiara Genovese
Giulia Cicerano
Lakea Luttazi

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