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Uno sguardo alle stelle pt.5 (Terraformazione)

da 29 Apr 2019Visioni0 commenti

Spesso avrete sentito o letto ‘il pianeta rosso’ come sostitutivo di ‘Marte’. Nell’immaginario comune si è creato un forte legame tra quest’ultimo e l’immagine di una grossa pietra rossa fluttuante nel cielo. La terraformazione che effettueremo dovrebbe però tinteggiare la superficie di suddetto pianeta, passando dal rosso agli altri due colori del modello di sintesi additiva che troviamo nei display di tutti i dispositivi elettronici (RGB). La prima tappa è sommergere con gli oceani scongelati l’arido pianeta rosso, facendolo diventare blu. Successivamente potremmo iniziare a piantare alberi e piante, rendendo l’ecosistema ricco di vita vegetale e facendo di Marte un pianeta verde.

Questi due passaggi che ho riassunto in tre righe si svolgeranno nel corso di migliaia di anni, e impegneranno moltissime generazioni di umani marziani per il completamento.

FASE 1: PIANETA BLU

Per prima cosa dovremmo iniziare alzando la temperatura sopra gli 0°C a livello dell’equatore per scongelare i primi giacimenti di ghiaccio. Erano state considerate bombe H o cadute di asteroidi pilotate come opzioni, ma sono state analizzate e infine giudicate troppo rischiose, potenzialmente con effetti incontrollabili. Si opterà invece per tanti piccoli impianti industriali i quali, invece che da carbonio, saranno alimentati da zolfo e fluoro, sostanze abbondanti su Marte le quali sono centinaia di volte più efficienti del carbonio nel generare l’effetto serra desiderato.

Appena l’acqua diventerà liquida entrerà in contatto con composti acidi presenti nel suolo, e la reazione chimica libererà la parte di carbonio del composto, facendolo evaporare. Inizierà così un circolo virtuoso, nel quale la densificazione dell’atmosfera aumenterà la temperatura e viceversa. Le previsioni indicano che un secolo e mezzo dopo l’inizio del processo la temperatura media dovrebbe aver superato gli 0°C, scongelando così gli oceani.

FASE 2: PIANETA VERDE

A questo punto la temperatura e la protezione atmosferica sarà accettabile per la vita umana, eliminando la necessità di una tuta spaziale. L’atmosfera comunque sarà composta quasi completamente da CO2, quindi avremo ancora bisogno di apparecchi per la respirazione. Per ovviare a questo problema saremo costretti ad utilizzare i migliori produttori di ossigeno sul mercato: gli alberi.

Oltre all’acqua dovremmo però fornire agli alberi un terreno fertile, con nutrienti essenziali per la vita vegetale, in particolare l’azoto. In un remoto passato era anch’esso presente nell’atmosfera e nel terreno marziano, ma col raffreddamento si è solidificato e adesso è presente in composti minerali nel terreno. Dovremo portare dalla terra dei microbi come i cianobatteri capaci di smontare i composti e portare l’azoto in circolo mentre contemporaneamente fotosintetizzano.

Tra i 50 e i 100 anni dall’inizio del processo di riscaldamento potremmo iniziare a portare dalla terra il muschio, la pianta meno esigente di tutte, che molto lentamente trasformerà le rocce in terreno esattamente come fa sulla Terra.

Col tempo Marte diventerà sempre più accogliente per la sfera vegetale, passando da deserto a tundra, poi a taiga, e infine sarà in grado di ospitare le prime foreste. Alcuni studi hanno evidenziato  che i pini richiedono minimo 5° centigradi per la crescita. Una volta piantati i primi alberi lasceremo Marte fare da sola. Probabilmente ci sarà anche un lavoro di ingegneria genetica per aumentare la resistenza degli alberi alle temperature rigide e per aumentare l’efficienza del processo fotosintetico.

In approssimativamente un migliaio di anni dovremmo riuscire a rendere l’atmosfera di Marte simile a quella terrestre, raggiungendo un punto cruciale nella nostra storia. Per sopravvivere come specie saremo poi costretti a espanderci ancora e ancora per il resto della storia. Su Marte stabiliremo un precedente importante, poiché il modello di terraformazione che useremo sarà quello che riproporremo per milioni di anni su migliaia di altri pianeti, quindi è fondamentale farlo bene.

A questo punto il nostro percorso è terminato. Nel prossimo e conclusivo articolo parlerò degli interessi commerciali dietro la colonizzazione di Marte e dei possibili risvolti politici.

Jonathan La Noce

Jonathan La Noce

Studente dell'IIS Rossellini. Poche cose da dire & poca voglia di dirle.

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