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La Tempesta, di Valerio Binasco

da 21 Mag 2014Culture, Presente0 commenti

Il grande lavoro di Valerio Binasco, regista de “La Tempesta”, ha fatto sì che nel mese di Marzo la compagnia “Popular Shakespeare Kompany”, abbia portato in scena la penultima opera shakespeariana, con vesti anticonvenzionali.

L’opera inizia catapultando lo spettatore direttamente nel centro della storia. Nello svolgersi degli eventi cala sempre più il mistero, ma pian piano si scopre la vera storia di Prospero, interpretato da Valerio Binasco.

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Re di Milano, Prospero viene sottratto al trono e costretto a vivere in eterno su un'isola con la figlia Miranda.
L'isola, in cui si svolge tutta la vicenda, è occupata, però, anche da Calibano, figlio di una strega e del diavolo e incapace di filtrare ogni emozione, vivendo perciò tutto all'estremo.
Calibano, interpretato da Gianmaria Martini, ha compiuto un lavoro ammirevole sulla propria voce e sulla mimica del proprio corpo, tanto da sembrar uscito da un girone dell'Inferno dantesco.

Ariel, spirito del vento e servitore di Prospero, che invoca la libertà dal padrone, è un vecchietto dai movimenti parkinsoniani, che indossa una t-shirt di Superman e occhiali dalle lenti spesse. Il personaggio ispira tenerezza per l'animo da bambino e guadagna da subito la simpatia degli spettatori.
Interessante la scelta del regista di far interpretare Ariel da un signore anziano.
Dietro questa decisione sta il continuo richiedere, da parte del personaggio, di essere lasciato libero, di poter andare finalmente "in pensione".

Una parte fondamentale dell'opera è dedicata all'innamoramento della figlia del Mago, Miranda, verso Ferdinando, figlio del Duca di Napoli, proprio colui il quale aveva tempo addietro mandato sull'isola Prospero e sua figlia.
Miranda, unico personaggio femminile, interpretata da Deniz Ozdogan in maniera convincente, si comporta come una bambina ingenua, quando in realtà la sua età anagrafica è tutt'altra, e ciò si spiega, forse, perché è vissuta sempre lontano dal mondo civile.

Il testo originale viene rispettato, nonostante sia stata fatta una rivisitazione in vesti moderne, come ad esempio nel dialogo tra i due servi del duca di Napoli, Trinculo e Stefano, dove si può assistere a un inusuale utilizzo dei dialetti meridionali, non facilmente comprensibili. Questi particolari, come anche alcuni vezzi gestuali di Ariel, leggeri ma efficaci, rendono più piacevole la storia, interrompendo fasi tragiche o drammatiche.
Servendosi di questo dialogo comico tra i due servi, il regista arriva a sottolineare la leggerezza con cui gli uomini spesso commettono efferatezze, facendo in modo che i personaggi si scattino una fotografia, o ai giorni d'oggi "selfie", prima di commettere un omicidio.

L'allestimento scenografico è particolarmente originale nella sua essenzialità: a suggerire l'idea dell'isola sul palcoscenico erano presenti tre pannelli rossi, che fungevano sia da scenografia che da quinte; una sedia; un sasso e tre bastoni. Tale scenografia può funzionare solo se accompagnata da un testo magico come quello della Tempesta.

La scenografia pone anche l'accento sui contrasti della rappresentazione grazie all'ausilio delle luci, che danno ai colori del fondale un tono più cupo o più solare a seconda di ciò che avviene sul palco.

L'intenzione di tale allestimento è quella di lasciar spazio all'immaginazione dello spettatore, e quella di raccontare gli eventi attraverso la capacità evocativa degli attori; il tutto incorniciato da melodie oniriche.

Non di poco conto le musiche di Arturo Annecchino, suggestive e legate perfettamente con le scene in atto.
Non è casuale infatti l'uso di strumenti a fiato, come il flauto, ad esempio, poiché serviva a suggerire la leggerezza dello spirito Ariel.

Nella magia di Prospero, si potrebbe riconoscere un riferimento al potere del teatro: il drammaturgo, come il mago, è colui che sa creare una realtà immaginaria, rispetto alla quale la vita reale è una possibilità di riflessione sulle cose futili della vita.

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Camilla Arbore, Matteo Cacciotti, Ilaria Sabino

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