Era il 1991 quando Francesco Bruni si affacciava per la prima volta al mondo del cinema. Successivamente ha lavorato con Paolo Virzì, per il quale ha scritto la maggior parte delle sceneggiature, fra cui “La bella vita”, “Ovosodo” e “Caterina va in città”. Infine ha intrapreso la carriera da regista con il conosciutissimo “Scialla” e il seguente “Noi 4”.
Dopo circa venticinque anni di carriera arriva alla terza regia con “Tutto quello che vuoi”, scritto e girato nel 2015.
Il film racconta la storia di Alessandro, un ventenne che vive alla giornata insieme ai suoi tre amici, fumando spinelli e intraprendendo discussioni arroganti. Dopo la scena iniziale, in cui il regista ci mostra come è facile attaccare briga nei peggiori quartieri di Roma, scopriamo la situazione economica e familiare non facile del protagonista. Dopo l’ennesima discussione con il padre, Alessandro finalmente trova lavoro come accompagnatore del signor Giorgio, un anziano poeta ormai pensionato e malato di Alzheimer, che accoglie il giovane scambiandolo per Carlo, suo fratello. Grazie alla presenza di Alessandro, Giorgio ripercorre le tappe della sua vita, soprattutto il periodo della guerra, toccando il tema dell’amicizia e le corde emotive dello spettatore.
A vestire i panni di Giorgio troviamo Giuliano Montaldo, che fa suo il personaggio e ci regala un’interpretazione allo stesso tempo commovente e divertente; Alessandro è invece interpretato da Andrea Carpenzano, esordiente un mese prima ne “Il Permesso” di Claudio Amendola. L’attore si era inizialmente candidato per il ruolo di Riccardo, poi finito ad Arturo Bruni, figlio del regista Francesco, ora noto come Side della Dark Polo Gang. Altro merito in famiglia, questa volta della moglie del regista, Raffaella Lebboroni, che risplende nei panni di Laura, sorella di Giorgio, dotata di grande parlantina e spiccata sensibilità.
Nonostante la dolcezza della pellicola, la storia più emozionante, forse, è quella che c’è dietro il soggetto del film. Dopo la proiezione abbiamo avuto l’opportunità di fare una chiacchierata con il regista, che ci ha raccontato come il personaggio di Giorgio sia basato sull’esperienza del padre e dei suoi amici americani Robert, John e Mike, e sulla malattia della madre.
Bruni affida a Simone Lenzi il compito di dare vita alle poesie di Giorgio, che rendono la sceneggiatura ancor più originale. Il cantautore chiude il film con dei versi bellissimi: “Tutto quello che vuoi: e fu quello il saluto. Tutto quello che voglio alla fine l’ho avuto” che spiegano quanto sia stato fondamentale l’incontro con Alessandro.
Per quanto riguarda la musica, invece, il regista si affida a Carlo Virzì che ci presenta una colonna sonora per niente banale, che restituisce fedelmente l’anima di Giorgio e che risulta perfettamente integrata nello script fresco e originale dell’autore.
Non a caso ha vinto il Nastro d’argento per la miglior sceneggiatura nel 2017, battendo la penna di Margaret Mazzantini e la sua “Fortunata”.
Sono passati mesi, lo abbiamo assorbito e gradito, e a chi non lo ha visto ne è senza dubbio consigliata la visione, con la speranza che il più presto possibile Francesco Bruni ci possa regalare un altro buon film.
Valentina Bruni
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