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1984, recensione di un romanzo senza tempo

da 21 Feb 2024Culture, In primo piano0 commenti

1984 è il titolo del celebre romanzo distopico di George Orwell, scrittore, giornalista, attivista e critico britannico.

Orwell viene ricordato soprattutto per il suo contributo alla letteratura distopica, di cui si servì nella sua lotta ai totalitarismi, all’epoca dell’Unione Sovietica. Nonostante i concetti complessi e i temi di una certa importanza, la scrittura di Orwell è chiara e scorrevole, forse grazie ai suoi abituali toni derisori.

Nel romanzo la terra è divisa in tre enormi continenti: Oceania, Eurasia ed Estasia. Il mondo è sotto il controllo di un governo all’insegna degli estremismi totalitari: la società è dominata da un misterioso personaggio, chiamato “Grande Fratello”, che nessuno ha mai incontrato di persona ma che controlla la vita di ogni singolo individuo tramite l’utilizzo di speciali teleschermi. In questo mondo in cui la proprietà è abolita, il protagonista,

Winston Smith, decide di redigere un diario, gesto ribelle e pericoloso, pena l’arresto, la tortura e la soppressione.L’obiettivo di Winston è scavare nel passato dell’odierna società e scoprirne di più sul suo nemico: ad aiutarlo saranno persone che, come lui, sono costrette a mentire e vogliono sconfiggere il Grande Fratello.Prima fra queste sarà Julia, suo futuro amore, con la quale entrerà nella “Fratellanza”, un’associazione segreta che vuole distruggere i totalitarismi. Winston Smith è un uomo di 39 anni, basso e coi capelli biondi, membro del partito esterno e dipendente del Ministero della Verità. Il suo compito è quello di modificare saggi e testi del passato al fine di rendere vere e indiscutibili le promesse e i progetti del Partito Interno. Anche la scelta del cognome non è casuale, Smith è infatti un cognome inglese particolarmente diffuso: indica la volontà dell’autore di presentarlo come una persona qualsiasi.

La storia è ambientata a Londra in un tempo futuro rispetto agli anni in cui è stato scritto il racconto, un periodo in cui la città è in totale decadenza. I paesaggi, infatti, sembrano lo specchio dello stato d’animo della popolazione: sembrano anche loro sottomessi. Gli unici luoghi che non appaiono ancora contaminati dal regime sono la campagna, descritta come un luogo aperto e vivo, e la stanza dove Winston e Julia s’incontrano. L’azione si svolge soprattutto nei vari ministeri in cui è strutturata la società e in casa di Winston. L’ambiente sociale rispecchia quello dei regimi totalitari: il Grande Fratello è a capo della nazione.

Il linguaggio impiegato dai vari personaggi aderisce al tenore sociale di chi parla: O’Brien, per esempio, ha un registro linguistico molto più elevato rispetto ai proletari con cui si confronta Winston durante le sue indagini. Nella società del GF viene inoltre usata, come strumento del partito per controllare la popolazione, la “Neolingua”, una lingua in cui tutto è ridotto all’essenziale (caratteristica che risalta anche nella struttura stessa del libro) e in cui sono state tolte tutte le parole che possono creare sentimenti rivoluzionari (se viene, ad esempio, abolita ogni parola che ricorda la libertà, nessuno potrà mai pensare a un concetto che le corrisponda, non avendo i mezzi per esprimerla).

I fatti narrati seguono un ordine cronologico consequenziale anche se qualche volta Winston è protagonista di alcuni flashback che riguardano la sua infanzia. Il narratore è esterno alla vicenda ma assume le sembianze di Winston raccontando in terza persona ciò che dice e pensa il protagonista, usando quindi il discorso indiretto libero.

Il bello del romanzo sta in come l’autore, nel suo libro, ha lanciato diversi messaggi, soprattutto riguardo la comparsa, nella vita dell’uomo, di una tecnologia sempre più invasiva, di cui si rischia di diventare schiavi tanto da dimenticare cosa significa essere uomini. La società totalitaria è riuscita a distruggere il passato modificando o eliminando documenti e dati di fatto oggettivi, riuscendo così a cancellare anche la memoria stessa del passato e finendo con il disintegrare la coscienza individuale di ogni uomo.

Ciò che colpisce è la passività con cui i cittadini accettano come “verità” qualcosa che sanno benissimo non essere vero; l’esistenza di un ministero in cui gli impiegati hanno l’unico compito di cambiare quotidianamente i giornali e i libri di storia per adeguarli alla situazione attuale e far apparire più eroico il Grande Fratello.

Il libro ha anche un forte carattere antipolitico, pieno di odio per un governo che strumentalizza gli individui e che priva l’uomo della libertà di pensiero.Il Partito considera la fede come qualcosa di sospetto e pericoloso, preferisce il consenso meccanico della massa al fervore intellettuale o alla fede ardente.

Orwell ha capito che l’orrore sociale non consiste nel predominio di macchine diaboliche, e neppure nell’invenzione di automi marziali, ma nelle condizioni disumane imposte agli uomini, come ad esempio l’invasione di teleschermi e lo sfruttamento dei bambini come spie a danno dei genitori. É molto inquietante che il partito non pretenda di governare per amore o in onore dell’umanità.

In conclusione, è un libro senza tempo, diverso da qualsiasi altro, che ci rende umani “svegli” e consapevoli in un mondo dove l’umanità si ritrova a temere una tecnologia che non è certa di saper gestire.

Pamela Fusco

Pamela Fusco

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