Non si erano mai visti prima. Sapevano soltanto che avrebbero suonato insieme.
Buio. Poi una luce fioca si accende sul pianoforte.
Il pianista inizia a suonare. Le sue mani scorrono veloci sul pianoforte, accompagnate da piccoli movimenti della testa. Occhi chiusi, così da poter assaporare meglio il suono del suo strumento, che padroneggia con grazia e sicurezza. Il volto si riempie di sofferenza, così come la melodia che sta suonando. Sopracciglia corrugate, bocca serrata. Il corpo in continuo movimento, come se la musica non gli permettesse di stare fermo.
Poi un piccolo cenno con la testa. Un’altra luce si accende.
Il violinista poggia il mento sul violino e inizia a suonare. Una mano si muove svelta, sulle corde del violino; l’altra accompagna l’archetto con delicatezza. Stringe il violino a sé, così da riuscire ad avere più intimità. Si muove con leggerezza e allo stesso tempo passione. L’archetto scorre sulle corde con eleganza. Il violinista socchiude gli occhi, ascolta ciò che il suo strumento ha da dirgli. Anche il suo volto è pieno di sofferenza. Gli occhi diventano lucidi. Continua a suonare, con la consapevolezza di ciò che sta donando a noi che lo ascoltiamo.
I due suonano in armonia. Sembrano un unico strumento, un unico musicista.
Il locale si riempie di musica. Il mio corpo viene percorso da migliaia di brividi. Sento la musica addosso. Chiudo gli occhi e ascolto.
Non si sono mai visti prima. Eppure, in quel momento, sembrava si conoscessero da una vita.
Chiara Ceppari
0 commenti