«I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica»
Articolo 17
«Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano»
Articolo 40
Gli articoli 17 e 40 della Costituzione italiana riconoscono e legittimano la manifestazione e lo sciopero in quanto diritti. Allora perché, sempre più spesso, in occasione di proteste, la polizia e i maggiori esponenti del governo si scagliano con estrema violenza, fisica e verbale, contro i manifestanti?
L’esempio più recente è quello di venerdì 29 novembre, giornata in cui in tutta Italia è stato proclamato lo sciopero generale dell’intero turno di lavoro, organizzato da CGIL e UIL. Lo sciopero è stato indetto per richiedere di cambiare la manovra di bilancio, che andrà approvata entro il 31 dicembre ed avrà orizzonte triennale, e per opporsi al lavoro precario, ai salari e alle pensioni basse, ai tagli alla sanità e all’istruzione e all’assenza di un piano industriale. L’adesione è stata altissima: addirittura, sono stati raggiunti picchi del 100% di lavoratori astenuti dal lavoro con numerose aziende ferme, come la Heineken di Taranto, la Sammontana di Firenze, la Citterio di Parma, la Lagostina di Novara e la Dana di Reggio Emilia. Oltre mezzo milione di lavoratori sono scesi in piazza per manifestare e non sono mancati gli scontri con la polizia, che, ancora una volta, di fronte a proteste non armate, ha risposto con la violenza.
D’altro canto, gli scioperi hanno avuto anche il fine di contrastare il clima estremamente intimidatorio messo in atto dal governo, che mina la libertà d’espressione e di manifestazione e rischia di materializzarsi con l’emanazione del DDL Sicurezza. Tra i diversi provvedimenti, al suo interno è presente la cosiddetta “Norma Anti Gandhi”: essa prevede che chiunque blocchi una strada o una ferrovia venga incarcerato fino a un mese e, se nel farlo si è in più persone riunite, si rischia la reclusione da sei mesi a due anni. “Un articolo liberticida contro i lavoratori e contro gli eco attivisti”, ha affermato Laura Boldrini, ex Presidente della Camera dei Deputati.
Ma non sono soltanto le azioni dei poliziotti a scandalizzare. Nonostante sia illegale limitare o reprimere uno sciopero, il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini si è preso la facoltà, senza mancare di dichiararsi soddisfatto, di precettare il proprio settore, imponendo la riduzione dell’astensione dal lavoro da 8 a 4 ore e annunciando di essere pronto ad agire nuovamente in questo modo. L’impossibilità di usufruire dei mezzi pubblici costituisce senza dubbio un fastidio, ma non è neanche possibile considerarla «un fondato pericolo di un pregiudizio grave e imminente», motivo che la L. 146/1990 stabilisce come presupposto per giustificare l’adozione della precettazione.
Non contento poi, Salvini ha definito “Delinquenti che meritano la galera” gli studenti liceali e universitari che, a Torino, percorrendo le vie del centro, hanno raggiunto la stazione di Porta Nuova, dove i poliziotti in tenuta antisommossa li hanno respinti a colpi di manganello, presumendo che i ragazzi volessero occupare i binari. Questa non è certo la prima volta che studenti giovanissimi, in parte anche minorenni, vengono picchiati dalla polizia.
Il caso più eclatante (ma gli esempi sarebbero molteplici) è sicuramente quello del 23 febbraio scorso, a Pisa, quando numerosi studenti delle scuole superiori sono stati caricati dalla polizia che li ha brutalmente picchiati con i manganelli. Diversi ragazzi sono stati feriti gravemente, con prognosi fino a 30 giorni per contusioni, traumi cranici e fratture alle mani.
Certo, erano in entrambi i casi manifestazioni autonome, organizzate senza che fosse stato inviato il preventivo preavviso al Questore, ma si è sempre trattato di proteste pacifiche: sono state le forze di polizia ad accanirsi contro gli studenti disarmati e inermi. Alcune testate giornalistiche hanno riportato che i ragazzi erano armati, ma i video, registrati durante le manifestazioni e pubblicati in rete, dimostrano il contrario.
D’altra parte, ad accomunare le numerose proteste degli studenti, ci sono gli argomenti da loro portati alla ribalta, temi scomodi, come la contestata posizione del Governo italiano riguardo il conflitto fra Israele e Palestina. Su questo tema il Governo ha finora seguito la linea statunitense: completo supporto a Israele e indifferenza riguardo le violenze subite dal popolo palestinese. Violenze che diversi osservatori internazionali, come Amnesty International, definiscono come un vero e proprio genocidio.
Le manifestazioni e lo sciopero, pertanto, sono strumenti fondamentali: è inaccettabile che vengano in qualunque modo limitati o repressi. Salvini, visti i numerosi scioperi in programma per i prossimi mesi, ha nuovamente dichiarato di essere pronto a precettare, indebolendo di fatto un diritto costituzionalmente garantito, fino a giungere a un vero e proprio declino della democrazia, alla cui base dovrebbero esserci libertà e giustizia. Gli scioperi non sono indetti perché le persone non hanno voglia di lavorare, ma sono sintomo di disagio: i lavoratori non perderebbero il diritto alla retribuzione della giornata se davvero non avessero bisogno di migliori condizioni economiche o normative di lavoro. Chi assume una carica politica non può ignorare queste situazioni: non dovrebbe agire di convenienza o favorire soltanto i propri interessi, ma deve invece rispettare l’impegno preso, ascoltare le istanze dei cittadini e fare del proprio meglio per migliorare in maniera concreta la vita delle persone.
Fonti
La Costituzione – Articolo 17 | Senato della Repubblica
La Costituzione – Articolo 40 | Senato della Repubblica
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