Il biotestamento è una legge approvata il 14 dicembre 2017, che prevede la tutela della libertà di ogni persona di acconsentire o no all’interruzione dei trattamenti sanitari di nutrizione e idratazione artificiali. Solo i pazienti maggiorenni in caso di una grave malattia però possono decidere se approvare o meno i trattamenti.
La legge prevede, inoltre, che il paziente abbia a disposizione un fiduciario che lo rappresenti e che in caso di morte certa e imminente, il paziente sia obbligato a ricorrere alla sedazione profonda continua, un intervento terapeutico che ha come obbiettivo quello di alleviare il dolore del malato.
La sedazione profonda è tornata all’attenzione dell’opinione pubblica a seguito della morte di Marina Ripa di Meana, stilista e noto personaggio televisivo, che ha deciso di ricorrere al trattamento. È riuscita a morire senza dolore dopo aver lottato per sei anni contro un tumore al rene. L’ultimo viaggio di speranza era stato a Parigi, dove dottori di gran nome e fama avevano sfogliato quasi con distacco la sua cartella clinica, per poi darle una notizia che lei già sapeva. “Mi hanno fatto pagare 500 euro per la visita solo per dirmi che dovevo continuare coi protocolli terapeutici che già stavo seguendo”.
Altri punti di recente discussione sono stati l’eutanasia e il suicidio assistito, trattamenti diversi dalla sedazione profonda, che non sono stati inseriti nell’attuale legge sul testamento biologico. Soprattutto il suicidio assistito è divenuto in questo periodo un tema delicato da affrontare, poiché in gran parte rifiutato per questioni di natura religiosa. In alcune nazioni, come il Belgio, la Colombia, la Svizzera e gli Stati Uniti, è permesso il suicidio assistito, ma il paziente deve essere capace di intendere e di volere.
Tra i tanti casi di morte assistita abbiamo quello di Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo, che ha trovato la morte in Svizzera all’età di 39 anni, grazie all’aiuto dell’associazione Luca Coscioni e in particolare con il supporto dell’esponente dei Radicali Marco Cappato, indagato per istigazione al suicidio e poi assolto lo scorso 17 gennaio.
Dj Fabo ha preso questa importante decisione a seguito delle lesioni riportate in un incidente stradale. Tornando da un locale aveva battuto violentemente contro un’altra auto mentre stava tentando di raccogliere il cellulare. L’incidente lo aveva reso tetraplegico e cieco.
Fabiano veniva definito “vivace e ribelle”, amava la musica e amava Valeria, la sua compagna, che lo ha aiutato in questo suo percorso e che poco dopo è stata coinvolta dall’opinione pubblica riguardo l’istigazione al suicidio. Ma a rispondere a tutti quelli che accusano Valeria o chiunque altro per la morte di Fabiano, ci pensa proprio la madre del Dj: “Ora la sua sofferenza è finita e in questo momento lui è felice”.
La cosa più importante in assoluto è che ogni individuo possa poter scegliere liberamente come voler morire, quando si trova in situazioni che non lasciano nessuna speranza. La storia di dj Fabo, così come quella di tante altre persone, ha contribuito molto all’approvazione della legge sul biotestamento. Un piccolo ma grande passo avanti per i diritti civili.
Lorenza Bonaccorso
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