Ammazzacaffè
Scriviamo cose, intervistiamo gente

Recensione: Mare Fuori

da 17 Mar 2022Culture, In primo piano5 commenti

Bentornati cari lettori, oggi ho deciso di portarvi la recensione di una serie tv che molti di voi conosceranno: “Mare Fuori”. Ideata da Cristina Farina, andò in onda a partire dal 2020 e fu soggetta a molte critiche in quanto veniva considerata una versione “rivisitata” di “Gomorra”. A dir la verità penso che la serie abbia qualcosa in più poiché, oltre che a trattare argomenti differenti e in modo diverso, riesce a ricordare a tutti gli adolescenti in procinto di entrare nella fase adulta della vita che è sempre possibile scegliere tra il bene e il male. 

La serie è ambientata a Napoli all’interno dell’Istituto di Pena Minorile (IPM) situato di fronte al mare, dove sono rinchiusi una settantina di ragazzi con storie completamente diverse ma accomunati tutti dall’aver commesso un crimine; chi per volontà sua o della famiglia, chi costretto dalle circostanze, chi per aver “scherzato” un po’ troppo e chi per sentirsi forte e potente. Tutti vivono all’interno di una cella che “uccide” le loro speranze ma al tempo stesso li aiuta a crescere, maturare e comprendere che c’è sempre la possibilità di una  seconda scelta. 

La serie inizia con l’arrivo all’interno del carcere di Carmine Di Salvo e Filippo Ferrari, due ragazzi definibili come il giorno e la notte, ma che instaurano un grande rapporto di amicizia. I due sono accusati di aver commesso un omicidio e se Carmine, soprannominato “O Piecoro” e proveniente da una famiglia camorrista ma desideroso di riscattarsi, conosce bene il “regolamento”, Filippo detto “O Chiattillo”, figlio di una ricca famiglia della “Milano bene” e aspirante pianista, si trova completamente spaesato in una realtà che di fatto non gli appartiene. Al loro ingresso vengono “accolti” da Ciro Ricci e il suo fedele gruppo di alleati formato da: Giuseppe, o “Pino”, Giovanni, o “Gianni”, Edoardo Conte, Antonio, o “Totò” e Gaetano, o “Pirucchio”. Il loro leader, Ciro, appartiene ad una delle famiglie di camorristi più importanti di Napoli, i Ricci, di cui è un componente attivo e fortemente temuto. Tra i Di Salvo e i Ricci non scorre buon sangue e questo porta a gravi conseguenze all’interno dell’IPM, in cui viene personalmente coinvolto anche Filippo.

Ma non pensate che si parli solo di camorra, omicidi e vendette familiari; perché all’interno dell’istituto, oltre ai criminali, entrano anche molti problemi di cuore! Sicuramente le due relazioni che hanno “appicciato ‘o core” agli spettatori sono quella tra Edoardo e Teresa Polidori (una liceale che partecipa ad un progetto all’interno dell’istituto), e tra Filippo e Naditza (una ragazza rom che preferisce il carcere alla sua famiglia). Non solo nel braccio maschile ma anche in quello femminile sorgono diverse angherie e rivalità, che gli agenti penitenziari Nunzia, Liz, Lino e l’educatore Beppe devono affrontare e gestire. Inoltre tra i personaggi principali troviamo Paola Vinci (la direttrice dell’istituto) e Massimo Esposito (il comandante), entrambi sono fondamentali per la rieducazione e il reinserimento dei ragazzi all’interno della società. Sicuramente si tratta di una trama ricca di particolari, di intrighi amorosi e non… Ma solo guardando la serie potrete cogliere a pieno ogni singolo dettaglio.

Tra i motivi per cui ho deciso di recensire questa serie c’è senza dubbio la voglia di commentare e approfondire i temi, estremamente delicati, che vengono trattati. Come prima cosa l’argomento spaccio e droga: quest’ultima troppo spesso al giorno d’oggi viene vista come un qualcosa di “leggero” da fare con gli amici per divertirsi; in realtà crea un’enorme dipendenza che può portare a molteplici conseguenze personali, tra cui il suicidio.
All’interno del nostro “prison drama” l’aspetto sopra citato viene ripreso molto spesso ricordando a tutti, soprattutto ai giovani, che c’è sempre la possibilità di scelta, di riscattarsi, di opporsi alla volontà altrui e di ragionare con la propria testa; perché nel momento in cui si prende una decisione, bella o brutta che sia, bisogna assumersi le conseguenze. 

Un altro argomento affrontato è la violenza domestica verso i figli e le donne. Tutti noi sappiamo bene quante battaglie sono state fatte, e tutt’ora vengono portate avanti, per proteggere tutti coloro che ogni giorno sono soggetti alla violenza fisica e verbale all’interno delle mura domestiche. Quest’ultime, proprio come una prigione, “uccidono” psicologicamente, e non solo, una persona; in alcuni casi con conseguenze irreversibili. La serie sottolinea più volte, tramite le storie di molti detenuti tra cui Gemma Doria e Gianni, che un qualsiasi tipo di amore che usi la violenza o che faccia del male non può definirsi tale, in quanto

L’amore non colpisce in faccia mai…

Ermal Meta- vietato morire

Infine in molti episodi ritorna spesso il tema della Camorra, in quanto quasi tutti i detenuti sono figli di mafiosi. Sicuramente questo argomento è uno dei più difficili da trattare… Proprio per questo lo scopo della serie non è giustificare i giovani ma ricordare, ancora una volta, l’importanza delle proprie scelte; sottolineando che ognuno ha il diritto di costruirsi il proprio futuro e di riscattarsi indipendentemente dagli “ideali” della propria famiglia. 

In conclusione vorrei aggiungere che, oltre a trattare argomenti importanti ed avere una trama intrigante, “Mare Fuori” vi conquisterà con un cast strepitoso che vi farà emozionare… Quindi preparate i fazzoletti perché la terza stagione è in arrivo!

Nicole Cattaneo

Nicole Cattaneo

5 Commenti

  1. Alessandra

    Tutto bello,tutto giusto,ma… diseducativo per i ragazzi che lo guardano, non fa capire realmente cosa accade nei carceri ,anche quelli minorile,minimizzando anche un reato come quello di omicidio.
    Il messaggio che arriva e’ che anche se ammazzi qualcuno..puoi evadere,puoi rapportarti con le donne che sono in carcere,puoi uscire fare gite,e fare tante altre belle cose.. bella storia,ma un po’ troppo easy

    Rispondi
    • Luisa

      Diseducativo. Non aiuta a comprendere. Siamo stanchi di queste fiction che parlano sempre degli stessi problemi e del solito degrado. La gente ha bisogno di evadere, di sognare, di credere ancora che un alternativa può esserci. Basta…. noioso e a tratti i dialoghi molto duri. La vita non è solo questo.

      Rispondi
  2. Alessandra

    Tutto bello,tutto giusto,ma… diseducativo per i ragazzi che lo guardano, non fa capire realmente cosa accade nei carceri ,anche quelli minorile,minimizzando anche un reato come quello di omicidio.
    Il messaggio che arriva e’ che anche se ammazzi qualcuno..puoi evadere,puoi rapportarti con le donne che sono in carcere,puoi uscire fare gite,e fare tante altre belle cose.. bella storia,ma un po’ troppo easy

    Rispondi
    • Nicole

      Dipende dai punti di vista, anche un cartone animato può diventare diseducativo.

      Rispondi
      • Luisa

        Se permetti ognuno è libero di esprimere la propria opinione, quindi evita di fare la maestrina della situazione che con me non attacca ok ? Il mio punto di vista non corrisponde al tuo ma evita di bacchettare le opinioni altrui.

        Rispondi

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ammazzacaffè è un laboratorio di comunicazione digitale che unisce studenti da tutta Italia in uno luogo virtuale dove scoprire, discutere e condividere informazione con uno sguardo sul presente dal futuro.

Altri articoli