Tre notizie che negli ultimi sette giorni sono passate in secondo piano (nonostante la loro importanza)
Nigeria
Per evitare di estinguerci nel giro di un centinaio d’anni dovremmo usarne sempre meno, eppure il petrolio, oltre a essere la fonte d’energia più sfruttata al mondo (37%), rimane un ottimo affare per arricchirsi anche in modi non proprio legali.
L’Eni, Ente Nazionale Idrocarburi, è una multinazionale, nonché sesto gruppo petrolifero al mondo per giro d’affari, nata come ente pubblico e diventata nel 1992 società per azioni (grazie Wikipedia). I suoi affari coinvolgono 33 paesi, fra cui la Nigeria. Qui il nuovo governo ha avviato una campagna politica contro la corruzione e al centro di due inchieste sembra esserci proprio l’azienda italiana.
La prima riguarda l’acquisto nel 2011 da parte di Eni e Shell del più grande giacimento di petrolio greggio in Africa (Opl 245). Il costo si aggirava su 1,3 miliardi di dollari, da versare, ovviamente, nelle casse del governo nigeriano. Pare che le cose non siano andate così, anzi, secondo il membro della commissione anticorruzione Ibrahim Magu, allo Stato sono arrivati 210 milioni di dollari. E il resto? Forse un’enorme tangente destinata a vari ex esponenti politici. (qui per approfondire)
La seconda non riguarda soldi, ma qualcosa di ancora più grave. Partirà ad aprile un processo in cui Eni e Nigerian Agip Oil Company (l’azienda che gestisce gli affari di Eni in Nigeria) sono accusate di aver riversato del petrolio nel delta del Niger, inquinando un’area di 17,5 ettari. Gli abitanti della zona dipendono soprattutto dall’ecosistema e quindi la comunità nigeriana Ikebiri, con l’aiuto della onlus Friends of the earth, ha portato in tribunale l’Eni. (qui per approfondire)
Se il costo del profitto è mettere a repentaglio la sopravvivenza di una comunità di persone, allora significa che abbiamo decisamente oltrepassato il limite.
Referendum Atac
Avevamo già parlato del referendum sulla gestione dell’Atac, l’azienda che gestisce i mezzi pubblici a Roma, promosso dai Radicali con la raccolta delle 30 mila firme necessarie. Avevamo detto che la sindaca Raggi dovrà proporre una data entro il 31 gennaio. E avevamo detto anche che cambiare la gestione del trasporto a Roma sarebbe una mossa necessaria, data la pessima situazioni di Atac, ma che coinvolge 13 mila dipendenti e relative famiglie, e quindi anche estremamente impopolare.
Il Movimento 5 Stelle è da sempre stato un fautore della democrazia diretta, ma stavolta la Raggi sembra stia facendo di tutto per disinnescare la carica politica e sociale del referendum. Una contraddizione evidente venuta allo scoperto dopo la decisione di prolungare il contratto di Atac fino al 2021, rimandando in questo modo di 2 anni un eventuale bando.
Così il referendum perde molta della sua forza. E perde forza anche la voce di migliaia di cittadini romani. Insomma, uno vale uno, ma qualcuno vale più degli altri.
I falsi modigliani
Il rapporto fra Amedeo Modigliani, genio dell’arte contemporanea, e i falsi non inizia oggi. Si dice che alla morte dell’autore i suoi aiutanti abbiano rubato la carta usata dell’artista per creare delle copie dei suoi schizzi e rivenderli. Poi c’è la fantastica storia delle teste ritrovate nel Fosso Reale di Livorno, che vari critici avevano assicurato essere autentiche fino a quando tre ragazzi, i veri autori, vennero allo scoperto per smascherare la burla.
L’ultimo capitolo riguarda invece la mostra su Modigliani che si è svolta lo scorso anno al Palazzo Ducale di Genova. Secondo una perizia dell’esperta Isabella Quattrocchi, 20 dei 21 quadri di Modì esposti alla mostra erano falsi. E tra l’altro fatti anche male, con incongruenze nel segno, nel pigmento e nelle cornici. Nel frattempo il curatore della mostra, Rudy Chiappini, ha messo le mani avanti affermando che lui non ha mai detto che quelle opere fossero autentiche. Qualche visitatore si è giustamente sentito preso in giro ed è partita una class action organizzata da Assoutenti per chiedere il rimborso dei biglietti.
Ma è comunque un po’ presto per trarre le conclusioni. Nei prossimi giorni arriveranno i risultati di un’altra perizia a cura di alcuni esperti francesi che confermerà o smentirà la precedente. E intanto noi immaginiamo Amedeo da qualche parte che se la ride come un matto insieme a Andy Warhol e Marcel Duchamp, probabilmente.
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