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L’Encomio di Elena di Gorgia

da 13 Dic 2022Culture0 commenti

L’“ENCOMIO DI ELENA” DI GORGIA 

ovvero come la donna più bella del mondo divenne innocente grazie a un nichilista

Chiunque abbia mai studiato epica, a scuola o per conto proprio, o semplicemente si sia messo a leggere l’“Iliade”, almeno una volta nella vita avrà pensato: “Questa Elena sarà stata anche bellissima, ma per colpa sua è scoppiata una guerra durata quasi undici anni!”

Chissà quante volte questa frase è stata ripetuta nel corso dei secoli. 

In ogni traduzione, adattamento, libro scolastico, la povera Elena viene sempre descritta come la ‘femme fatale’ per eccellenza, la sirena ammaliatrice, la cui unica rilevanza si riduce esclusivamente alla sua rinomata bellezza.

Solo una persona, nel corso della storia, ha cercato di capire le motivazioni del personaggio: il primo grande filosofo nichilista, Gorgia (485 – 380 a.C. circa). Ma, per comprendere meglio ciò di cui sto parlando, è necessario fare un passo indietro…

Nell’opera “Sul non essere”, Gorgia stabilisce le tre tesi fondamentali su cui basa la sua dottrina: nulla è, se anche fosse non sarebbe conoscibile, se anche fosse conoscibile non sarebbe comunicabile.

Questo scritto è stato talvolta interpretato come una radicale affermazione di nichilismo filosofico (dal latino ‘nihil’, ‘nulla’: una dottrina che nega uno o più elementi significativi della realtà o dell’esistenza), oppure come uno “scherzo”, un pezzo di bravura retorica con il quale l’autore si sarebbe burlato dei filosofi precedenti. Dietro il tono innegabilmente provocatorio delle tesi gorgiane, è però possibile trovare un senso logico.

Innanzitutto, quando Gorgia sostiene che nulla esiste (prima tesi), non vuole far “sparire” la realtà percepita dai nostri sensi, bensì negare la possibilità di un’astrazione di essa. In altri termini, più che il mondo concreto che abbiamo davanti Gorgia intende negare la possibilità logica e il valore ontologico dell’essere in generale e, in particolare, di quella struttura metafisica (la “natura” oltre i fenomeni, il “principio” originario e indiveniente oltre le cose) di cui i pensatori presofisti erano andati alla ricerca. 

Per sostenere poi che l’essere non è pensabile (seconda tesi), Gorgia afferma che, se anche una tale realtà (l’essere in generale, o il principio) esistesse, non la potremmo conoscere, in quanto, per farlo, dovremmo presupporre che la nostra mente sia una “fotografia” esatta di ciò che esiste. Ma non è così. Infatti pensiamo spesso cose inesistenti: di conseguenza, il pensiero non rispecchia necessariamente la realtà, o la realtà non rispecchia necessariamente il pensiero. In tal modo, Gorgia colpisce al cuore l’uguaglianza logica “pensiero = essere”, introducendo una frattura radicale tra la mente e le cose.

Analogamente, quando afferma che, se anche la realtà fosse conoscibile, non sarebbe comunque spiegabile a parole (terza tesi), Gorgia suggerisce che il linguaggio è altra cosa rispetto alla realtà e non possiede un’adeguata capacità rivelativa nei confronti di essa.

Un aspetto interessante della vita culturale dell’Atene del V-IV secolo a.C. è la consapevolezza (per molti versi nuova nella storia del pensiero) della complessità del rapporto tra linguaggio e realtà. In particolare con Gorgia, che, con la sua arte retorica, scardina completamente il rapporto di identità tradizionalmente accettato tra essere, pensiero e parola, quest’ultima diviene uno strumento autonomo rispetto a qualunque criterio di verità e acquista un’inedita e illimitata potenza, come emerge con particolare evidenza dall’“Encomio di Elena”. 

Ecco che, allora, possiamo parlare di vero e proprio nichilismo radicale, per la prima tesi, scetticismo o agnosticismo per la seconda e la terza. 

Alla fine, questi filosofi greci, che ci sembrano sempre così lontani da noi, soprattutto per il modo di pensare, risultano essere molto più “all’avanguardia” e vicini a noi di quanto sembri!

Ma cosa c’entra tutto questo con Elena?

Sebbene Gorgia sia sicuramente meno famoso di  Platone o di  Socrate, nell’“Encomio di Elena” egli prende le difese della principessa troiana, scagionandola pazientemente da ogni accusa che le è stata mossa nel corso degli anni.

Nella prima parte dell’“Encomio”, Gorgia espone le possibili cause del comportamento di Elena e in esse è possibile riconoscere quattro forze: una forza superiore (caso, necessità o volere divino), una forza umana (quella del rapitore Paride), la forza persuasiva delle parole, e ‘dulcis in fundo’, la forza divina dell’Amore.

Per ognuna di queste, Gorgia spiega che la volontà di Elena non era stata considerata, e che ella stessa, donna e comune mortale, non avrebbe potuto nulla di fronte alla grandezza degli dèi, a un rapimento, alla freccia di Eros, dio dell’Amore, o alla persuasione delle parole… Sia come sia, Elena è innocente.

Quando la professoressa di filosofia ne ha parlato in classe, è stata una piacevole scoperta: leggendo l’“Elogio”, infatti, è come se tu, finalmente, caro lettore, riuscissi ad aprire gli occhi su un capitolo della storia e della letteratura che in molti ignorano o neanche conoscono. Dopo averlo letto, è come se assistessi a qualcosa di straordinario nella tua mente, qualcosa che ti fa davvero cambiare opinione su qualcuno che neanche hai conosciuto, ma che, a questo punto, vorresti disperatamente incontrare. 

Proprio per questo motivo penso che l’“Encomio di Elena” andrebbe letto e spiegato nelle scuole, poiché reputo che non si possa tacere sulla prima grande arringa della storia.

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Alice Pizzirani

Alice Pizzirani

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