La Ferrari rappresenta sicuramente una delle componenti più significative dell’automobilismo mondiale. Le sue vittorie in Formula 1, Le Mans, Mille Miglia e altre competizioni l’hanno resa la beniamina italiana del motorsport, un vero orgoglio della nostra storia. In questo articolo ripercorreremo insieme le fasi che hanno portato alla fondazione della Ferrari, trattando anche la biografia del suo fondatore, Enzo Ferrari.
La famiglia di Enzo Ferrari e le passioni della gioventù
Enzo Ferrari (nome completo: Enzo Anselmo Giuseppe Maria Ferrari) nacque il 18 Febbraio 1898 a Modena. Era figlio dell’ingegnere Alfredo Ferrari, nato a Carpi (MO) nel 1859, e di Adalgisa Bisbini, della quale il lavoro non è reperibile, originaria di Marano sul Panaro (MO) e nata nel 1872. Enzo era anche il fratello minore di Alfredo Junior, detto Dino, nato a Modena nel 1896. Al momento della sua nascita, la famiglia viveva nell’attuale Via Paolo Ferrari 85, attuale Sede del Museo Enzo Ferrari.
Contrariamente al fratello Dino, Enzo Ferrari non aveva un rendimento scolastico dei migliori e preferiva lavorare con il padre, che lo avrebbe voluto ingegnere, nella sua officina.
Enzo Ferrari aveva tuttavia altri piani per il futuro, tra i quali diventare tenore d’operetta. Era un grande amante della musica classica, ma sognava anche di diventare un grande pilota automobilistico e giornalista sportivo. Il suo secondo e terzo sogno riuscì a realizzarli, pubblicando nel 1914 la cronaca della partita Modena-Inter su “La Gazzetta dello Sport”. Tale partita terminò con la vittoria della milanese per un punteggio di 7-1. Già a sedici anni compì le sue prime esperienze di guida sulla Diatto di famiglia. Il suddetto marchio chiuse nel 1955.
Enzo e la Grande Guerra
Nel Periodo del Primo Conflitto Mondiale, a partire dal 1915, Enzo Ferrari venne reclutato come istruttore, presso l’officina Pompieri di Modena. Infatti, il Commendatore aveva già appreso numerose nozioni sulle macchine utensili. Quello stesso anno, il padre Alfredo passò a miglior vita a causa di una polmonite e, come se non bastasse, solo l’anno dopo toccò la stessa sorte pure al fratello Dino, partito volontario come soldato già durante la neutralità dell’Italia e morto in guerra.
Nel 1917, Enzo fu chiamato a passare dall’industria bellica alle armi, ma fu congedato lo stesso anno “grazie” ad una pleurite (un’infiammazione alla pleura, l’involucro protettivo dei polmoni). Nel 1918 giunse finalmente a termine la Grande Guerra, ma lasciando aperte ferite importanti.
Il rifiuto in Fiat e la Carrozzeria Giovannoni
Guarito dalla pleurite presso l’Ospedale Provinciale del Bolognese nella Sezione “incurabili” e terminata la sua esperienza nell’industria bellica, nell’inverno 1918-1919 Enzo si trovava a Torino, nella speranza che la Fiat accogliesse la sua richiesta di assunzione. Le speranze di Enzo tuttavia svanirono, dal momento che il Direttore della Fiat replicò alla sua richiesta con un cordiale diniego. Enzo Ferrari stava pensando di mollare e di tornare a casa nel Modenese, fin quando incontrò la sua futura moglie Laura Garello (Racconigi (CN), 1900 – Modena, 1978), che lo incoraggiò a proseguire la sua ricerca di lavoro.
Agli albori del 1919, riesce finalmente a farsi assumere dall’Azienda torinese “Carrozzeria Giovannoni”, azienda specializzata nel recupero e riutilizzo di veicoli o resti dismessi. Tra gli incarichi di Enzo vi era quello della consegna di autotelai ricondizionati, il che lo rese molto abile nella guida. L’Azienda lavorava tuttavia utilizzando autoveicoli dismessi dall’uso bellico; di conseguenza, man mano che questi diminuivano, l’Azienda faceva sempre più fatica ad andare avanti. Enzo comprese dunque che da lì a breve avrebbe dovuto trovare un’altra occupazione.
La carriera da pilota e l’Alfa Romeo
Enzo non ci mise tanto a trovare una nuova occupazione, dato che nella sua ricerca a Milano viene assunto dalla CMN (Costruzioni Meccaniche Nazionali), una neonata impresa meccanica con la quale prese parte alla sua prima gara, la X Edizione della Targa Florio, che lo vede alla guida di una CMN 15/20 HP. Di questa vettura non si hanno molte informazioni tecniche, a parte che aveva un grosso motore anteriore e che era lunga e molto slanciata nella parte centrale e posteriore. Il veicolo venne tuttavia circondato da manifestanti che ne ritardarono l’arrivo a Palermo. L’esordio di Enzo nel mondo agonistico non andò proprio benissimo, ma durò molto a lungo ed ebbe molte fortune.
La CMN portò Enzo fino all’Alfa Romeo, con la quale firmò un contratto. Il 24 ottobre di quell’anno, esordì con la Scuderia Alfa Romeo nell’XI Edizione della Targa Florio, sul Circuito Madonie, in Sicilia, che Tagliava le Province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna.
La gara lo vide arrivare 14° su 18, a bordo di un’Alfa Romeo 40/60 HP, vettura prodotta tra il 1913 ed il 1922.
Il motore aveva una mole notevole, dato che raggiungeva una cilindrata di 6.082 cc e la vettura pesava complessivamente 1.250 KG, dotata di 70 CV e capace di raggiungere una velocità di 125 KM/H, niente male per l’epoca. Il suo prezzo di listino era di 15.500 Lire, che per quel tempo erano il corrispettivo di un’automobile di lusso.
Sappiamo che quella che guidò Enzo non era la versione aerodinamica che poteva raggiungere i 139 KM/H (la quale non era omologata per la corsa), dato che era coperta e che ricordava più la forma di un sottomarino che di una macchina.
L’origine del cavallino rampante
La situazione economica di Enzo nel 1923 era molto stabile e il 28 aprile, a Torino, sposò Laura Garello con la quale ebbe due figli. In quello stesso anno, conseguì la sua prima vittoria sul I Circuito Savio di Ravenna. In quella gara ebbe il piacere di conoscere la Contessa Paolina Baracca, madre dell’aviatore pluripremiato Francesco Baracca, che gli diede il cavallino rampante che il figlio usava nell’aviazione, al fine di portargli fortuna. Quel cavallino diverrà il simbolo del Marchio Ferrari.
Enzo era sul sedile di una Alfa Romeo RL-TF, vettura prodotta dal 1922 al 1927. Il suo peso era di 980 KG, una cilindrata di 3.154 cc, una potenza di 95 CV ed una velocità di 157 KM/H, già una prestazione considerata normale al giorno d’oggi. Si può solo immaginare come allora fosse l’equivalente di una Supercar ad alte prestazioni.
La sospensione agonistica di Enzo Ferrari e la fondazione della Scuderia Ferrari
Nel 1926, Enzo vinse la coppa Acerbo a Pescara alla guida di un’Alfa Romeo RL SS. In quell’anno, Enzo ebbe un forte esaurimento nervoso che lo costrinse a sospendere in maniera momentanea le attività agonistiche. In quello stesso anno, però, gli vennero attribuite le Onorificenze di Cavaliere Ufficiale e Commendatore della Corona.
Durante l’assenza di Enzo, per l’Alfa Romeo guidarono Gastone Brilli Peri e Pietro de Paolo. Nel 1927, era solo in grado di partecipare a gare di rilievo .
Nell’anno 1929, Enzo Ferrari era guarito dall’esaurimento nervoso. In quell’anno fu chiamato a Milano per parlare della fondazione a Modena di una Scuderia a suo cognome, gemellata con l’Alfa Romeo. Nacque così la Scuderia Ferrari.
In poco tempo, Enzo costruì una Squadra di 40 piloti. Nel 1932, terminò la sua carriera agonistica per iniziare quella dirigenziale con la nascita del figlio Dino (in onore del fratello) avuto con Laura.
La nascita della Ferrari Automobili
Poco dopo il 1937, Enzo si rese indipendente dall’Alfa Romeo e fondò l’Auto Avio Costruzioni (AAC), con sede a Modena. Nel 1940, il Marchio produsse la AAC 815 realizzata in soli due esemplari che ottenne il 2° posto nella Coppa Andrea Brezzi di Torino nel 1946, guidata da Enrico Beltracchini.
Auto molto leggera, dato il suo peso di 625 KG, motore anteriore a 8 cilindri in linea, molto piccolo, data la sua cilindrata di 1.496 cc, una potenza di 72 cavalli che forniscono alla macchina una velocità di 175 KM/H. È un’auto a trazione posteriore, biposto, ma non si ha nessuna informazione sulla carrozzeria.
Nel 1943, a causa della Guerra, Ferrari dovette spostare la AAC dove ci fosse stato il giusto spazio e tranquillità: Maranello rispettava queste caratteristiche, così la AAC venne trasferita lì. Nel 1947, l’Auto Avio Costruzioni fu rinominata semplicemente Ferrari. In quell’arco di tempo, Enzo ebbe un altro figlio, Piero Lardi Ferrari, attualmente in vita.
L’incontro con Sergio Pininfarina
Nell’anno 1951, Sergio Pininfarina, all’epoca venticinquenne, si recò insieme al padre a Tortona (AL) per pranzare con Enzo Ferrari. C’era una differenza di età notevole tra i due, che tuttavia si intendevano in fatto di auto.
Che l’auto più bella fosse quella vincente non era solo una battuta facile per i titoli dei giornali. Secondo Enzo era l’estetica a dare una buona impressione delle auto al di là di motore, telaio ed altre caratteristiche tecniche. E Pininfarina, in fatto di estetica, ci sapeva fare. I due interloquivano con interesse, Enzo parlava di telaio e motore mentre Pininfarina comprendeva e parlava dell’aspetto che avrebbe avuto la macchina.
Al ritorno a casa sulla Lancia Aurelia B20, il padre disse a Sergio che avevano trovato un nuovo cliente e che della Ferrari se ne doveva occupare lui. Nacque la Collaborazione Ferrari-Pininfarina, fruttuosa e duratura.
Enzo all’inizio era riluttante ad affidare buona parte della gestione della Ferrari ad un ragazzo, sebbene ci capisse di auto, ancora così giovane, ma Sergio si dimostrò all’altezza degli incarichi. Pininfarina divenne così parte integrante della storia del Cavallino.
I primi campionati mondiali vinti dalla Ferrari
Il 1952 fu un anno importante per la Ferrari, che vinse il suo primo Campionato Mondiale di Formula 1 con l’italiano Alberto Ascari, alla guida di una Ferrari 500 F2.
Progettata da Aurelio Lampredi, la vettura aveva il peso di soli 560 KG, una cilindrata di 1.984 cc, carburante Shell e una potenza di 185 CV, ma le informazioni sulla sua velocità massima non sono reperibili.
Con la stessa vettura Ascari vinse il Campionato Mondiale l’anno dopo, nel 1953. Oltre ad essere pilota automobilistico, era pure pilota motociclistico. Alberto era nato a Milano nel 1918 e morì nel 1955 a causa di un tragico incidente a bordo di una Lancia-Ferrari D50, presso l’Autodromo Nazionale di Monza. Fece parte della Scuderia Ferrari dal 1950 al 1954, della Scuderia Maserati nel 1954 e della Scuderia Lancia dal 1954 fino alla sua morte.
Conclusione
La Ferrari è un nostro grande patrimonio, la più vincente casa automobilistica in Italia e conoscerne la storia, anche per chi non è appassionato di automobilismo, vuol dire conoscere un tassello importante della nostra cultura. Bisogna quindi ringraziare Enzo Ferrari, per aver reso grande un Paese che altrimenti, nell’automobilismo sportivo, avrebbe avuto molta meno rilevanza.
Sitografia
- wikipedia.org
- motorenmuseum.it
- motorvalley.it
- ferrari.com
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