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Ma perché era ancora lì? I soldi li aveva, le canzoni andavano avanti ininterrottamente, le chiavi erano giuste e la macchina aveva il pieno di benzina e acqua. Eppure seduto sul sedile color nocciola di quella piccola 500 rossa bordeaux c’era qualcosa che non lo faceva partire. C’era ancora una catena che lo bloccava alla realtà che lui voleva abbandonare. Si guardò attorno. Non c’era nulla, il che gli avrebbe impedito di fare qualche incidente, e anche se l’avesse fatto… beh, il TG avrebbe parlato di lui per due giorni… poi, certo, avrebbe parlato del figlio di Belen, ma almeno due giorni di Strambo e la D’Urso avrebbe invitato i suoi genitori per un’intervista. Insomma, se fosse morto avrebbe lasciato in eredità un quarto d’ora di notorietà, che oggi come oggi vale molto. Però qualcosa lo bloccava, cosa può bloccare la lucida pazzia? La ragione forse, chi lo sa?
La mente è cosi complessa che provare a capirla ti fa diventare scemo. La mente fa parte di quelle cose che funziona in un modo difficile da capire. Se ci stai, bene. Se no, problema tuo. Eppure la mente di Strambo gli diceva: “Corri, vattene, che aspetti? Ma Cristo, perché sei ancora qui?” e lui provava a spiegarsi: “Ma non lo so è che… c’entra qualcosa che…” E la mente: “Che c’è? C’è tutto quello di cui abbiamo bisogno”. Ma lui sapeva che per partire bisognava prendere qualcosa, o cambiare. Sì, sì, ecco cosa bisognava cambiare: la canzone. Beh certo, un momento come quello esigeva una colonna sonora azzeccata. Non poteva lasciare al caso quella musica, quella canzone. Doveva essere artefice di tutto, persino della musica che avrebbe coronato il suo viaggio, che avrebbe coronato la sua prima volta alla guida. Era il regista della sua realtà, e un buon film ha bisogno di una buona colonna sonora, che sappia accentuare le emozioni, anzi, che le sappia suscitare.
Voleva piangere, ridere, urlare e picchiare il volante. Voleva rendere spettacolare per lui, e per chi altro lo vedesse, la sua impresa. Si chiuse dentro la macchina in religioso silenzio come in un sacro conclave e cercò la sua musica, perché solo dopo averla trovata tutto poteva iniziare. Per puro caso passò la musica perfetta, che lentamente rapì il suo corpo e la sua mente e sempre più rapidamente riempì la macchina e le vene di Strambo, che, trascinato dal ritmo sempre più veloce, cominciò a stringere il volante nelle sue mani e a sbattere la schiena sul sedile. Completamente preso da questa canzone che non conosceva e che neanche aveva scelto, Strambo si abbandonò alla musica. Piangendo, ridendo, urlando e picchiando, decise che tutto poteva iniziare sotto quella melodia. Ed ecco che quella buffa 500 bordeaux, con dei fanali gialli, il paraurti quasi distrutto che si trascinava per tutta la strada, le portiere cigolanti e i finestrini sporchi di una pioggia di sabbia, iniziava il suo viaggio pieno di musica.
Ilir Barroi
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