Suonava la chitarra. Gambe accavallate, mani che si muovevano tra le corde, e a volte tra i capelli. Cantava. Sembrava come se in quel momento non le importasse di tutti quelli che erano lì a guardarla. Tutti quelli che avevano dovuto insistere un po’ per vedere quello spettacolo, sapendo che ne sarebbe valsa la pena.
Io non ho mai saputo suonare la chitarra. Da piccola a scuola avevano provato a farmi suonare flauto e tastiera, ma non era mai scattato quell’amore per uno strumento musicale.
E quella sera, nel vedere lei suonare, tutto è cambiato.
Sono rimasta incantata nel guardarla. Gli amici accanto a me mi chiamavano, mi chiedevano cosa avessi. Io dicevo loro di stare zitti, non dovevano rovinarmi quel momento, oh no!
È stato un momento magico, come se in quella stanza fossimo solo io e lei. E avrei voluto che fosse stato sempre così.
È stato in quel momento che ho capito di quali persone avrei voluto circondarmi nella vita.
Persone semplici, senza troppi pregiudizi, persone a cui non importa di apparire.
E penso, spero, che nella vita questo sia possibile. Scegliere chi avere accanto a noi.
Penso, spero, che i legami non scelti e non condivisi, come spesso la famiglia, non siano destinati a durare nel tempo, se contro la nostra volontà.
Penso, spero, di non dimenticare mai quest’immagine: le sue dita che si muovono sulle corde di una chitarra.
Penso, spero, di imparare a suonare la chitarra, prima o poi.
Camilla Arbore
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