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#Ijf22: la salute mentale dei giornalisti

da 30 Mag 2022Presente0 commenti

L’8 aprile 2022, noi della redazione “Ammazzacaffè” siamo andati a Perugia per il Festival Internazionale del Giornalismo. Nella piazza principale, all’interno della Sala San Francesco, abbiamo assistito a una conversazione in inglese riguardante la salute mentale nel mondo del giornalismo, tenuta da Eliza Anyangwe, John Crowley, Hannah Storm e Sarah Ward-Lilley.

Hannah Storm ha condotto una conferenza viva, riempiendola di argomentazioni e chiedendo ai propri colleghi come, nel loro ambiente lavorativo, affrontano la salute mentale dei propri dipendenti. 

La prima a intervenire è Eliza Anyangwe, che risponde alle domande con compostezza dicendo che la salute mentale nel suo ambito, ovvero l’ambito editoriale per la CNN, non è vista come uno stare bene o uno stare male e basta, ma è un processo di crescita a più stadi, che dipendono da diversi fattori che influenzano poi la stabilità mentale avendo un grosso impatto sul lavoro. Una cosa che lei consiglia fortemente è la comunicazione, dire quando c’è qualcosa che non va, dire quando c’è qualcosa che ti disturba, così da risolvere eventuali problemi e raccomanda anche il fatto di cominciare a normalizzare argomenti banali che, ancora nel 2022, sono considerati tabù.

Poi è intervenuta Sarah Ward-Lilley, che lavora nella BBC. Anche lei dice che la comunicazione è fondamentale nell’ambiente lavorativo. Racconta che lei, nel suo percorso nella BBC, ha affrontato conflitti che hanno avuto un grosso impatto per la sua salute mentale. Il racconto dei traumi subiti dalle persone può portare a un momento di comprensione nell’ambiente lavorativo, che può aiutare a considerare di più il concetto di salute mentale e così riuscire a creare un clima adatto alla comunicazione dei propri problemi non riguardanti il lavoro. 

La giornalista afferma poi che, questi ultimi due anni, il Covid ha influenzato moltissimo le difficoltà di comunicazione e di adattamento con i propri colleghi. Un’altra differenza che fa notare è il modo di pensare tra la nuova e la vecchia generazione; infatti negli ambienti lavorativi, secondo Sarah, i giovani sono molto più aperti dal punto di vista mentale: comunicano senza difficoltà e aspettandosi, come fosse scontato, qualcuno che li ascolti e che sia lì ad aiutarli. Quelli della sua età, invece, sono più chiusi mentalmente e reputano il parlare delle cose che non vanno ancora un tabù. Essendo però loro i manager delle newsroom, questo fa ovviamente parte delle loro responsabilità e per loro risulta difficile da gestire.  Infine lei dice che una delle cose più importanti è che tutti riescano a sentirsi supportati e supportare i propri colleghi.

John Crowley invece racconta la sua esperienza, affermando che lui stesso ha avuto problemi seri di depressione e ha utilizzato questa difficoltà per aiutare le altre persone ad aprirsi e a parlare di quello che non va nelle loro vite. Dice che Hannah è stata la persona che più lo ha aiutato quando era in difficoltà. John decise di seguire i seminari di Hannah in cui lei aiutava ed incitava i giornalisti a parlare apertamente di tutto ciò che nella loro vita non andasse e, dopo essersi ripreso e aver appurato l’utilità di essi, decise di farne parte in maniera attiva. 

Hannah conclude dicendo che le prime due lettere di “Mental Health”, cioè “ME”, che in italiano significano “IO”, hanno un significato ben preciso: noi dobbiamo dare priorità a noi stessi per essere in grado poi di aiutare anche gli altri; non solo colleghi a noi vicini, ma tutta la realtà circostante, perché bisogna essere in grado di lavorare con chiunque, nonostante le emozioni e i vari problemi che ci circondano. Inoltre lei è entrata a far parte del mondo del giornalismo non solo per passione, ma anche per essere in grado di amplificare e diffondere le storie delle altre persone e cercare connessioni tra loro usando l’empatia, la cosa più importante nell’ambito della salute mentale.

Dalila Scarpetta

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