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Il ritorno del vintage

da 3 Gen 2023In primo piano, Presente0 commenti

Da un paio di anni a questa parte sembra essere “riscoppiata” una nuova moda, una moda che nessuno si sarebbe aspettato di ritrovarsi davanti, tranne forse i cari vecchi “millennials”: sto parlando del vintage.

Questa parola non è però da sottovalutare: negli ultimi anni, infatti, i social più gettonati, Pinterest, Instagram e TikTok, hanno dato la possibilità ai giovani di ampliare i loro guardaroba e di spaziare tra migliaia di stili diversi, talvolta seguendo le orme dei loro artisti preferiti o, perché no, anche dei loro genitori.

E tu, qual è la prima cosa a cui pensi quando senti la parola “vintage”? Il mercatino delle pulci? Un vecchio cardigan di lana che pizzica e sa di polvere? Un paio di vecchie scarpe di pelle consumata e logora? 

Se un tempo il vintage era la moda di una ristretta cerchia di appassionati e personalità eccentriche, oggi l’intero sistema moda sembra convertirsi alla cosiddetta “moda della nonna”, o anche detta “moda che ritorna”, che ha riportato in vita tendenze passate reinterpretate in chiave contemporanea. Ma come può fare la moda del passato a essere attuale? 

Il termine “vintage” deriva dalla parola francese “vendenge”, in italiano “vendemmia”. Deriva dunque dal mondo enologico, dove viene usato per indicare vini di alta qualità, le cui bottiglie sono state conservate nelle cantine per annate leggendarie. 

Proprio così, nulla a che fare con abiti di gusto rétro. La parola “vintage” ha dunque un potere e un peso straordinari: porta con sé la preziosità del tempo, la bellezza della pazienza, della fabbricazione di qualcosa la cui qualità supera notevolmente la quantità di produzione, in modo da creare dei veri e propri pezzi unici nel loro genere.

Ad esempio, fino a poco tempo fa tra le ragazze erano diffusissimi i pantaloni a zampa di elefante, che in poco tempo sostituirono definitivamente gli skinny jeans, mentre adesso sembra si prediligano i pantaloni a vita bassa… Ecco che, allora, ci siamo tutte precipitate negli armadi delle mamme per accaparrarci gli invidiatissimi Cargo color militare, introvabili fino a pochi mesi fa, oltre che quelle coloratissime magliette corte, che tanto andavano di moda quest’estate. 

So a cosa state pensando, che come non tutti i vini nascono per invecchiare, non tutti i capi nascono per durare. O almeno questo ci viene quasi insegnato da un mondo dominato dal “fast fashion”, che ci ha abituati a una moda che sembra aver perso il suo senso d’origine: permettere alle persone di esprimere il proprio gusto e dunque se stessi attraverso il proprio abbigliamento. Se da un lato le case di moda si accodano alla battaglia contro la produzione del nuovo, dall’altro la logica del “see-now, buy-now” non fa altro che incentivare l’acquisto facendo leva sulla gratificazione istantanea, che a sua volta sembra incoraggiare la dipendenza da shopping compulsivo, per non parlare dello sfruttamento dei lavoratori  e della bassa qualità dei materiali…

Basti pensare, per portare un esempio, al celebre sito cinese di shopping online Shein, la cui produzione, si è scoperto da pochi anni, è basata sullo sfruttamento minorile e il lavoro ultra sottopagato… E purtroppo non è finita qui: le polemiche degli attivisti non sono rivolte solo allo sfruttamento dei lavoratori ma anche alla scarsissima qualità dei prodotti. Nel 2022 un’inchiesta di GreenPeace (una delle Organizzazioni Non Governative pacifiste e attiviste più famose), dopo aver fatto analizzare in laboratorio alcuni capi del fashion brand, ha evidenziato come circa il 15% di questi sia fatto di tessuti contenenti materiali chimici pericolosi a livelli che superano la soglia consentita dalle leggi europee e che possono mettere a rischio non solo la nostra salute, ma anche quella del pianeta intero.

Studi confermano che comprare capi di seconda mano sembra essere l’arma migliore per combattere il fast fashion e l’eccessiva produzione, poiché avere la possibilità di comprare vestiti di seconda mano significa spendere meno senza rinunciare alla qualità del prodotto, oltre che a dare una “seconda occasione” a capi che non vengono usati.

Proprio per questo non si parla solo di moda: per molti, tra cui la sottoscritta, il vintage è diventato un vero e proprio stile di vita! 

Parlando di libri, ad esempio, comprando da una bancarella al mercato delle pulci non solo si paga un prezzo notevolmente ridotto, ma si ha la possibilità di trovare alcune stupende vecchie edizioni ora introvabili… 

Libri, cassette, vinili, dischi… se sai dove andare a cercare, hai sempre qualcosa di nuovo da imparare! 

Alice Pizzirani

Alice Pizzirani

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