Il Teatro dell’Opera di Roma si presenta maestoso davanti ai miei occhi.
Cala il silenzio. Si spengono le luci. Gli orchestrali prendono posto vicino al loro strumento e il sipario si apre lentamente.
Una scenografia da togliere il fiato domina il palco: una scalinata da “palazzo reale” accompagna la protagonista Violetta Valery (Maria Grazia Schiavo) sul palco a tempo di musica. Violetta colpisce per la sua eleganza: sfoggia un vestito nero ottocentesco, con uno strascico di piume verdi che rende morbido ogni suo passo.
Inizia così la “Traviata”, opera di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, basata sull’opera teatrale di Alexander Dumas “La Dame aux Camélias” (La Donna delle Camelie), in scena al Teatro dell’Opera di Roma con la prima il 24 febbraio e le repliche il 28, il 1, 2 e il 4 marzo 2018.
La storia è ambientata in Francia nella casa di Violetta Valery, donna di facili costumi, dove si svolge una delle solite feste aristocratiche.
Il palco viene inondato da un’atmosfera festosa e il coro intona il famosissimo brindisi “Libiam ne’ lieti calici”.
Proprio in questa occasione Violetta conosce Alfredo Germont (Antonio Poli) che le confessa di essere innamorato di lei da molto tempo, ma lei, incapace di provare un vero amore, gli propone una semplice amicizia. Quando lui sta per allontanarsi, però, Violetta gli porge un fiore chiedendogli di riportarglielo il giorno seguente.
Il secondo atto celebra l’idillio di Alfredo e Violetta. Vivono insieme nonostante Giorgio Germont (Stefano Antonucci), padre di Alfredo, sia contrario alla loro relazione.
Alfredo scopre che Violetta ha venduto tutti i suoi averi per i loro problemi finanziari e così decide di partire per Parigi e sistemare gli affari.
Durante la sua assenza suo padre va a fare visita a Violetta chiedendole di lasciare il figlio, permettendogli così di trovare una donna alla sua altezza.
Lei, per il bene di Alfredo, decide di allontanarsi e gli lascia una lettera, “Alfredo, al giungervi di questo foglio”, ritornando poi dal suo “protetto”, il Barone Douphol (Andrii Ganchuk).
Una festa a casa di Flora Bervoix (Anna Malavasi) che, inconsapevole della separazione dei due amanti, invita entrambi, crea numerosi scompigli.
Si aprono le danze ed entra in scena il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera con il balletto delle “zingarelle”.
Violetta, vestita completamente di rosso, è accompagnata dal Barone Douphol e Alfredo, vedendoli insieme, ha uno scatto di ira.
Umilia Violetta davanti a tutti gli invitati, lanciandole dei soldi e rivelando la sua vera natura e viene rimproverato dal padre per avere suscitato l’indignazione di tutti gli invitati.
L’atto terzo si apre nella camera di Violetta, in cui lei è distesa sul letto malata di tubercolosi, cosa di cui Alfredo è all’oscuro.
Giorgio Germount, preso dai sensi di colpa, confessa di sapere della malattia che affligge Violetta e ne parla ad Alfredo, che subito va dalla sua amata.
Violetta si lascia andare, ormai quasi morente, tra le braccia di Alfredo che le promette di portarla via e scappare insieme a Parigi (Parigi o cara); nel frattempo arriva Giorgio Germount che manifesta il suo rimorso riconoscendo Violetta veramente innamorata del figlio.
Violetta sussurra le ultime parole al suo amato “se una pudica vergine (…) a te donasse il core sposa ti sia, sposa ti sia io vò”, si scioglie dall’abbraccio di Alfredo e, illuminata da un faro di luce, sembra riacquistare le forze: “Cessarono gli spasmi del dolore in me rinasce m’agita insolito vigor ma io ritornerò a vivere”. Poi si lascia cadere nel sonno profondo della morte.
Particolare attenzione va alla scenografia di Leila Fteita e i costumi di Valentino Garavani, Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli: le stanze ottocentesche, le pareti con finestre, le sedie e i lampadari rendono la scena ancor più veritiera e i costumi influenzano l’atmosfera del momento. Nella scena iniziale tutte le invitate portano vestiti bianchi o rosei per sottolineare la serenità della festa, mentre nel secondo atto, durante la festa a casa di Flora Bervoix, prevale il nero con dei tratti di rosso.
Violetta si distingue sempre indossando un vestito nero alla prima festa e rosso alla seconda.
Ogni battuta è accompagnata dai sottotitoli in una barra nera nella parte sopra del palco, sia in inglese che in italiano.
La presenza dell’orchestra è fondamentale, sembra di entrare nel pieno dell’azione e il dramma viene accentuato ancora di più.
Uno spettacolo che colpisce sia adulti che ragazzi, ogni parola tocca il tuo cuore e piangi, festeggi e soffri insieme ai personaggi.
“Della traviata tu sorridi al desio tu accoglila o Dio”
Silvia Petrozzi
grazie del post, è molto interessante
Grazie a te che ci leggi!!