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Tradizioni d’amore nel mondo

da 22 Mar 2023Culture, In primo piano0 commenti

Ecco una piccola immersione nella dimensione amorosa e nelle sue colorate sfaccettature fra le culture del nostro pianeta. Quella che segue è una raccolta di usanze e tradizioni d’amore diffuse in dieci luoghi del mondo. Alcune di queste potrebbero risultare strane e bizzarre a noi italiani, oppure farci intenerire per il loro significato più profondo e per la loro magia. Certe leggende sono state tramandate per generazioni e spesso rappresentano il dietro le quinte di molte abitudini ancora visibili nelle diverse società.

CINA

In Cina esiste una festa simile al San Valentino e si chiama “Qixi”, ma si celebra ad agosto ed è caratterizzata dal regalare frutta. Questa offerta è diretta alla fata Zhi Nu, alla quale le giovani spose cinesi, o le ragazze ancora nubili in età da matrimonio, si rivolgono in preghiera per trovare un buon marito e vivere una vita felice. Per l’occasione, in passato si usava mostrare i propri talenti nei lavori di casa, cucito e intaglio di frutta. In alcuni villaggi ancora oggi troviamo la tradizionale gara di tessitura tra le giovani fanciulle in età da marito o la competizione del centrare per prima il filo nel foro dell’ago. Nonostante i numerosi rituali però, oggi le coppie cinesi solitamente festeggiano il San Valentino occidentale, scambiandosi pensierini, cioccolatini o fiori.

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Secondo la leggenda 织女 Zhínǚ, una giovane fata tessitrice, figlia di divinità sovrane del Paradiso, sposa un comune pastore, 牛郎 Niúláng, causando l’ira dei genitori. Essi decidono di separare i due per sempre, quindi la regina crea un enorme fiume di stelle fra di loro, che diventa la Via Lattea. Si racconta che i due innamorati fossero così affranti che le loro lacrime convinsero la regina a trovare un compromesso: ogni anno, durante Qixi, la notte del settimo giorno del settimo mese, grazie alle gazze che formano un ponte nella volta celeste, Niu Lang e Zhi Nu, diventati le stelle Vega e Altair, possono incontrarsi e stare assieme.

BUTHAN

La “Night hunting”, tradizionalmente chiamata “Bomena”, è un’usanza tipica del Buthan. Si tratta di una sorta di “caccia alle ragazze” organizzata dai giovani. I ragazzi escono di notte, dopo aver organizzato un piano d’azione con un gruppo di amici, avendo ciascuno già un proprio “obiettivo” in mente. La missione consiste nel tentare di intrufolarsi in casa della ragazza desiderata. Per portare a termine l’impresa si mettono in pratica le strategie più varie: dal cercare di sbloccare la porta dell’abitazione all’arrampicarsi sulla parete esterna per entrare dalla finestra. Una volta entrato però, per vincere la sfida il ragazzo dovrà essere accettato dalla fanciulla, che di fatto potrebbe anche respingerlo e scacciarlo spruzzandogli addosso dell’acqua calda o mandandolo di nuovo via dalla finestra. Se sarà in grado di conquistare la giovane, allora sarà riuscito nell’intento e insieme avranno il loro momento di intimità. Da qui è importante che stiano molto attenti a non fare rumore, poiché questo potrebbe svegliare l’intera famiglia. Infatti, se il ragazzo viene scoperto, c’è il rischio che sia costretto dai genitori della ragazza a sposarla oppure a lavorare nei campi della famiglia come risarcimento; quindi i due si assicurano di solito che lui esca prima che i genitori di lei si alzino la mattina.

Questa tradizione a oggi sta svanendo poiché se, da una parte, si stanno diffondendo le tradizioni romantiche occidentali, portando a preferire gli appuntamenti o lo scambio di lettere d’amore ai vecchi costumi, dall’altra, c’è anche una forte tendenza ad associare la Bomena ad episodi di molestie sessuali, abusi e stupro. Pertanto le nuove norme in vigore scoraggiano questa pratica.

BRASILE

In Brasile il San Valentino europeo, che cade nel 14 di febbraio, non è conosciuto, ma in compenso la festa degli innamorati si celebra il 12 giugno, alla vigilia della festa di Sant’Antonio, uomo noto come il “Santo Casamenteiro”, cioè il santo che favorisce i matrimoni. Non a caso il mese di giugno è quello più indicato per sposarsi.

I rituali curiosi attribuibili a questa occasione sono moltissimi. Per esempio, usanza bizzarra è quella di rubare una statua di Sant’Antonio e appenderla a testa in giù in un armadio di casa. Fatto ciò, ci si rivolge al santo con una minaccia: verrà raddrizzato solo e quando avrà fatto conoscere alla ragazza la propria anima gemella. Oppure c’è chi scrive una lettera d’amore e la mette in una pentola di basilico per poi regalarla a qualcuno a cui tiene. Un altro rito è quello di immergere un’immagine del santo nominato nell’acqua, finché il partner giusto non entra nella vita della donna per chiederle di uscire con lei o di sposarla. Ancora: alcune giovani brasiliane pongono sotto il cuscino tre bigliettini su cui hanno scritto i nomi di potenziali futuri mariti; il mattino seguente ne estraggono uno a caso e quel foglietto indicherà loro l’uomo che le sposerà. Esiste inoltre anche la tradizione della torta benedetta di Sant’Antonio, che deve essere mangiata dalle donne che vogliono sposarsi, per trovare l’uomo giusto durante l’anno; più fortuna ancora, avrà la donna che troverà in mezzo alla torta la medaglietta con l’immagine del Santo “nascosta” dalla cuoca.

GUINEA

Le donne della tribù Bidjogo, in Guinea, hanno l’abitudine di dichiarare il loro amore all’uomo prescelto ponendo una ciotola di riso davanti alla sua abitazione. Se l’uomo è d’accordo mangia il riso e si ritrova nel letto con la ragazza che, se lo ritiene un valido amante, all’indomani ripete l’operazione del riso e se questi l’accetta ancora si ritrova ufficialmente sposato. L’uomo che rifiuta la ciotola di riso, è invece disprezzato da tutta la comunità femminile e non troverà più nessuna disposta a sposarlo, perché sarà respinto da tutte le ragazze della tribù. Sempre in questa tribù, le donne, oltre che scegliersi il marito, hanno molti altri diritti, tra i quali quello di poter lasciare l’uomo in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione. Se la moglie infatti decide di andare a letto con un altro, non deve fare nulla di più che buttare il marito fuori della capanna che è di sua proprietà e dirgli che da quel momento il matrimonio è sciolto; può accadere pure che lei voglia avere un rapporto occasionale con un uomo che le piace, e allora, senza dovere giustificazioni al marito, basterebbe per lei fargli trovare i vestiti davanti alla capanna così che il disgraziato scopra da solo di essere nuovamente un uomo celibe.

GIAPPONE

In Giappone si attribuiscono all’amore una profondità e delle sfumature tutte proprie; non a caso per dire “ti amo” in giapponese ci sono moltissime espressioni, che assumono un significato leggermente diverso l’una dall’altra. Dall’愛 (ai), che indica un amore generico, al 恋 (koi), l’amore romantico e passionale. Gran parte dei giapponesi però non dichiarano il loro amore e le loro emozioni apertamente, bensì indirettamente, tramite gesti e manifestazioni di affetto; la comunicazione tra innamorati è quasi sempre non verbale.

Tradizione che vale la pena di menzionare è lo scambio dei cioccolatini nelle feste dedicate agli innamorati. Si comincia con San Valentino, occasione di dichiarazione o semplicemente dimostrazione d’amore da parte delle ragazze, che dovranno preoccuparsi di acquistare la giri-choko, cioccolata dell’obbligo o cortesia, economica e confezionata in maniera semplice, per i propri capi o colleghi d’ufficio e amici maschi, e la honmei-choko, cioccolata dell’amore, scelta tra le marche più pregiate o più spesso preparata a mano in casa e confezionata in pacchetti ben curati; questa viene regalata a colui del quale si è innamorati: marito, fidanzato, ragazzo a cui si vuole dichiarare il proprio amore. Esattamente un mese dopo, il 14 marzo, per i ragazzi arriva il momento di ricambiare la cioccolata ricevuta in dono a San Valentino. Si parla di White Day poiché il dono sarà del cioccolato bianco o, in alternativa, qualcosa che riprenda il colore bianco, dalla carta che avvolge il pacco al regalo in sé.

COREA DEL SUD

In Corea, oltre a San Valentino (14 febbraio) e al White Day (14 marzo), si concede anche ai single una giornata tutta per loro: il Black Day, il 14 aprile, dedicato a chi non ha ricevuto nulla e onora la propria solitudine o libertà mangiando 짜장면 ( jajangmyeon), noodles conditi con una salsa di fagioli neri, dal cui colore prende nome la giornata. Feste per celebrare l’amore ce ne sono inoltre per tutto l’anno, il 14 di ogni mese si celebra infatti una ricorrenza diversa: il 14 maggio si festeggia il Rose Day, durante il quale i due partner si regalano reciprocamente una o più rose; il 14 giugno il Kiss Day, una scusa in più per riempirsi di baci; il 14 agosto il Green Day, durante il quale le coppie si vestono di verde, mentre i single possono consolarsi bevendo del 소주(soju), famoso alcolico coreano, in una bottiglia di colore verde; il 14 settembre si celebrano il Photo Day e il Music Day, per cui si scattano foto di coppia e si va a cantare al 노래방 (noraebang), il karaoke coreano; il 14 ottobre c’è poi il Wine Day, una scusa per brindare insieme; il 14 novembre il Movie Day, durante il quale guardare un film in coppia e infine, il 14 dicembre, si onorano l’Hug Day e il Socks Day, scambiandosi abbracci e, perché no, anche calzini.

NIGER

Presso i Wodaabe, in Niger, è presente un rituale di corteggiamento che si tiene una volta all’anno: il Guéremol. Questo è una competizione tra i giovani uomini della tribù, che danzano, sfoggiano ornamenti preziosi e pittano il viso con cere coloratissime, allo scopo di attirare l’attenzione del pubblico, composto da giovani donne in età matrimoniale. La musica è caratterizzata dal battere delle mani e dei piedi dei cantanti, che, per dimostrare la loro devozione verso la donna infine prescelta, si spostano nel suo accampamento e ballano talvolta per ore, al fine di dare prova della loro resistenza fisica. Durante queste danze, gli uomini Wodaabe hanno l’occasione di mettere in mostra ciò che presso la tribù è ritenuto l’ideale di bellezza: la loro altezza, i denti e gli occhi rigorosamente bianchi, che i giovani roteano durante la performance.

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REGNO UNITO

Oggi in Inghilterra i gesti romantici più consoni sono pressoché simili a quelli che conosciamo in Italia, dai classici fiori allo scambio di regali e cene a lume di candela. Molto particolari invece erano le usanze diffuse nel Medioevo in quella stessa zona. Come lo è tutt’ora, il 14 febbraio era il giorno dedicato agli innamorati, e così l’uomo era solito regalare all’amata come pegno del suo amore, un paio di guanti. La donna che li riceveva, se ricambiava il suo amore, indossava quei guanti nei giorni successivi, come ringraziamento e dichiarazione dei propri sentimenti. In alcune città i giovani bussavano alla porta di casa dell’innamorata lasciando un pacchetto lì davanti per poi scappare via: ogni tanto si trattava di un regalo, ogni tanto di uno scherzetto. Più tardi cominciarono a venir stampati i primi Valentines, i biglietti d’auguri con frasi romantiche. Per sfuggire dall’occhio indagatore dei genitori delle ragazze, i fanciulli recapitavano i Valentines in forma anonima, nascondendo all’interno di apposite tasche segrete i messaggi d’amore più profondi. Per le ragazze in età da marito che non avevano ancora un corteggiatore, c’erano alcuni piccoli riti a cui prestarsi per attirare la fortuna per l’arrivo di un possibile amante. Si disponevano cinque foglie di alloro spruzzate di acqua di rose sul cuscino alla vigilia di San Valentino. Prima di coricarsi si procedeva con una preghiera: “Buon Valentino, sii generoso con me e concedimi di vedere in sogno il mio vero amore”. Se l’incantesimo avesse avuto effetto, la figura dell’anima gemella sarebbe apparsa magicamente durante il sonno. Le fanciulle indecise, invece, scrivevano i nomi dei loro pretendenti su bigliettini di carta attaccati a palline d’argilla. Una volta gettate le palline in un contenitore d’acqua si aspettava che il primo biglietto venisse a galla: doveva certamente contenere il nome dell’uomo della loro vita.

POLONIA

In Polonia, durante il lunedì di Pasqua, è tradizionalmente celebrato il Dyngus Day, o Wet Monday, occasione in cui i giovinetti si divertono gettando dell’acqua sulle ragazze che gli piacciono e le sculacciano con dei rami di salici. Questa tradizione è ancora molto diffusa, ma il gioco avviene in modo meno vistoso; in età medievale lo scherzo era invece ideato e organizzato in grande stile: i ragazzi si intrufolavano nelle case delle malcapitate all’alba e gettavano loro addosso secchi pieni d’acqua mentre erano ancora a letto. Ma la beffa non era ancora finita: le ragazze, che provavano a scappare, venivano trascinate in un vicino fiume o in uno stagno per un altro bagno. A volte le poverine venivano caricate e portate via insieme all’intero letto, per poi essere lanciate in acqua. Le fanciulle particolarmente attraenti potevano aspettarsi di essere bagnate ripetutamente durante il giorno, quindi per difendersi  e placare la frenesia dello scherzo degli amici, l’unico modo era solitamente cercare di offrire loro delle uova dipinte, le pisanki, per negoziare la resa. Le ragazze per consuetudine dovevano però aspettare fino al giorno successivo per vendicarsi bagnando i ragazzi o, in alcune zone, lanciando loro dei piatti. Oggi, tuttavia, praticamente entrambi i sessi si gettano l’acqua addosso lo stesso giorno.

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GRECIA

Come ben si sa, la Grecia è nota anche per la vastissima mitologia e le storie fantastiche che raccontano l’origine di ogni cosa o il perché di ogni fenomeno. Alla mitologia si collega anche l’usanza del lancio della mela. La mela era considerata, nell’antica Grecia, un simbolo sacro di Afrodite, dea dell’amore e della bellezza. Per questo lanciare una mela a qualcuno significava fargli una dichiarazione d’amore. Un epigramma di Platone recita: “Ti lancio una mela, e se tu vuoi amarmi, prendila e condividi la tua femminilità con me; ma se i tuoi pensieri sono quello che spero non siano, prendila lo stesso, e considera quanto sia effimera la bellezza”. Ed è sempre con Platone che comprendiamo il significato della tradizione di dividere una mela in due metà prima di entrare per la prima volta nella camera nuziale. Come ci spiega nel Simposio il filosofo, ciascun essere umano vuole trovare la parte che possa renderlo completo; così dividere la mela in due parti allude proprio a questa storia.

Originariamente esistevano tre generi umani: quello maschile, quello femminile e quello androgino, che aveva caratteristiche maschili e femminili. Tutti gli uomini avevano una forma rotonda, con quattro braccia, quattro gambe, due volti, due organi genitali e si muovevano avanti e indietro con movimenti circolari. Erano estremamente forti e, a causa del loro potere e della loro superbia, avevano finito per sfidare l’Olimpo. Zeus, sentendosi minacciato, ideò una terribile punizione: dal momento che non sarebbe stato opportuno né annientare gli uomini né tollerare la loro arroganza, convenne che sarebbe stato conveniente indebolirli e tagliarli in due, così che aumentando di numero sarebbero stati più utili agli dei stessi. E così avvenne che da una femmina si originarono due donne, da un maschio due uomini e da un androgino un uomo e una donna. Una volta divise però, le due parti non desideravano altro che cercare la loro metà e finirono per morire di fame e dolore per la perdita che avevano subito. Ogni essere umano ha quindi assolutamente bisogno dell’altra metà, la propria anima gemella, per per poter ricomporre l’unità originaria, ritrovare la felicità e sentirsi nuovamente completo.

isacamarda

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