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Sfoghi Di Un Massacro Sociale: Infanzia

da 15 Feb 2021Creazioni0 commenti

Ho sempre saputo di essere la bambina diversa. Non una delle tante, bensì la bambina diversa. Ero quella che, quando entrava nel cortile delle elementari, non aveva nessuno con cui giocare. E vuoi sapere perché lo facevano? Perché ero e sarò per sempre straniera. A volte guardo i ragazzini prendersi in giro e mi pizzicano gli occhi, perché le stesse parole, che loro usano per scherzo, sono state la mia condanna. 

Ho sempre saputo che la vita non sarebbe stata rose e fiori: ecco perché fin da piccola mi sono affezionata alla letteratura. I libri sono tutt’ora i miei migliori amici. Sono cresciuta in una famiglia povera, dove a volte si salta un pasto per risparmiare e si prega Dio per una vita migliore, però nessuno mi ha ancora tolto quei pezzi di carta dalla copertina flessibile. Stanno ancora lì, sopra la mensola, a chiedersi quanto faccia schifo la mia vita.

Ho sempre saputo che se avessi voluto una cosa avrei dovuto rinunciare ad altre, infatti ho spesso messo da parte me stessa per ottenere quella cosa che per me valeva più dei diamanti: l’ammirazione e l’orgoglio di mia madre. Tuttavia devo ammettere che finora i miei sforzi sono stati vani.

Ho sempre saputo che l’amore era uno scherzo da parte di chi sta sopra, ma non ho dato ascolto alla mia mente. Non le do mai ascolto quando si tratta di amore, dunque sono sempre io quella che ci rimane di stucco. Sono sempre io quella che dà tutto agli altri, ma non riceve nulla: sono come San Francesco d’Assisi, a quanto pare.

Ho sempre saputo che le mie amiche fossero delle attrici, ma ho comunque preferito la loro compagnia a quella delle persone che mi avevano detto che sbagliavo. Ho sempre preferito i complimenti alle critiche, forse è per questo che odio quando qualcuno legge i miei scritti e me ne parla.

Ho sempre saputo che le bugie hanno le gambe corte, però ho sempre mentito riguardo me stessa. Non dirò mai a nessuno che sto di merda, perché preferisco dirvi che sto bene, piuttosto che essere tartassata di domande. Vorrei solo morire in pace, ecco perché non vi dico che sto male: per quanto un’anima possa essere distrutta, un giorno tornerà a volare, come le rondini.

Ho sempre saputo moltissime cose, ma non mi aspettavo che sarebbe stato così arduo affrontarle in un contesto così familiare. Scusate, ho mentito. Sapevo eccome che sarebbe stato difficile, anzi, ero io stessa a decidere come sarebbe stato lo scontro e fu violento.

Se qualcuno mi dovesse mai chiedere perché sono così diffidente, direi che è colpa dei miei genitori. Se vizi un bambino, lo rendi presuntuoso; ma se non gli dai mai nulla e pretendi sempre l’eccellenza lo trasformi in una macchina. Il mio cuore batte come le lancette di un orologio svizzero, perfetto, senza commettere un minimo errore. Tale caratteristica, comporta un atteggiamento recitato, falso, blasfemo. 

Avete la minima idea di cosa si provi a non essere mai abbastanza? Di come ci si senta quando vostra madre vi guarda delusa, perché la strada che ha scelto lei per voi non è così bella come pensavate? Scusate, partiamo dall’inizio.

Sapete cosa si prova quando vostra madre sceglie la scuola al vostro posto? O ancora prima, sceglie il vostro sogno? Mia madre non mi ha mai chiesto cosa volessi io, per lei ero solo un gioiello trovato fra la polvere: una bambina brillante. L’intelligenza purtroppo è un dono infame. Anche la perspicacia, se per quello.

Maledico il giorno in cui hanno scoperto della mia bravura nelle lingue e il fatto che fossi incline a impararle velocemente, perché forse ora sarei a fare l’artistico o il classico.

Per mia madre io seguirò le orme di mia zia, lavorando come interprete, oppure diventerò una hostess. Non si è mai preoccupata dei miei sogni, forse è per questo che non vedo l’ora di andare via di casa o compiere diciotto anni.

Ho sempre visto la mia vita come un ammasso di sfortuna e sterco. Mi hanno convinta talmente tanto di essere un’inutile incapace, che adesso i complimenti sono come urli muti sotto l’acqua; mentre le prese in giro sono chiare, nitide, in 4K. Le parole vanno usate con cautela, perché una sola può valere come secchiate di acido in faccia.

Ho sperato per molto che un maledetto principe azzurro venisse a salvarmi, ma col tempo ho capito che l’unica che potesse salvarmi ero io stessa. Forse è stato questo arrangiarmi ad avermi resa così gentile con gli altri. Forse voglio solo rendere felice chi non lo è.

Aleksandra Babis

Aleksandra Babis

«Volai nel cielo senza mai cadere», scriveva il libro, mentre la ventenne lo chiudeva, sorridendo al cielo.  Aleksandra, nata in Polonia, è una studentessa di Lettere moderne presso l'Università statale di Pisa, che tende ad avere dei picchi di cinismo e follia, quando poggia la penna sulla carta. Lasciate ogne speranza o voi ch'intrate.

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